
Riecco i finti mendicanti, scalzi e col cappotto

Mendicantidi varie etnie che si aggirano mezzi nudi tra le file degli automobilisti. Da qualche mese a questa parte sono ospiti fissi agli incroci di parecchie vie. Arrivano in gruppo. Si nascondono dietro i cespugli. Si tolgono in tutta fretta maglia, scarpe e pantaloni e indossano il lungo cappotto lacero e sudicio. All'Ostiense, in via Pellegrino Matteucci, tutti i santi giorni si possono incontrare questi mendicanti scalzi e con la barba incolta, che si avvicinano ai finestrini chiedendo qualche spicciolo. Stesso spettacolo a Porta Portese (cappello in testa e gambe scoperte) e sul Lungotevere Sanzio, fino ad arrivare agli accattoni più anziani di via di Porta Capena con indosso maglione e calzoni strappati. Su via Cristoforo Colombo, a pochi metri dal palazzo della Regione, ci sono quelli che gironzolano con giubbotto e pantaloncini inguinali. Alcuni non rivolgono parola nemmeno la parola. Vagano tra le auto infreddoliti, si avvicinano agli sportelli e bussano sofferenti sui vetri. A Piazzale delle Belle Arti non mancano le zingarelle in stato interessante; a viale Parioli, la rom avvolta in vesti nere che finge di barcollare. A viale del Policlinico, il ragazzino rom che ti chiede insistentemente di aprire i vetri dell'auto e che non si accontenta di dieci centesimi. Al semaforo di via del Porto Fluviale, lo zingaro in pareo versione invernale in infradito. A via Nomentana, il suonatore di fisarmonica. E a via Marmorata c'è pure la rom in vestaglia. Di tutto di più. Val. Con.
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