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Le liti di vicinato finiscono in rissa e riempiono le tasche degli avvocati

Roma, ogni anno 185 mila cause per le liti di vicinato

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Ogni scusa è buona per litigare. Il vicino che ascolta la televisione a tutto volume, il figlio del condomino che suona la batteria ad ogni ora, gli spazi del parcheggio in comune occupati da macchine senza permesso, la signora al piano di sopra che cammina in casa tutto il giorno con gli zoccoli di legno. La prima volta magari si suona alla porta con l'intenzione di trovare un accordo, ma basta una scintilla per far scoppiare la rissa. E di vere e proprie risse si tratta che sempre più spesso finiscono in Tribunale. Secondo l'ultimo rapporto Anaci (associazione amministratori condominiali)-Censis, in Italia le stime (numeri precisi, infatti, non esistono) parlano di quasi 185 mila cause l'anno portate nei tribunali e davanti ai giudici di pace, vale a dire il 4,5% di tutti i procedimenti civili. Di queste quasi 1.500 solo a Roma. La capitale detiene l'insolito primato di città dove si litiga di più in Italia per motivi legati al condominio. Come se non bastasse il trend sarebbe anche in crescita. Poco importa se per ottenere "giustizia" ci si impiegano anni (di media tre solo per arrivare al primo grado di giudizio), quando non di rado quello che credevamo un nostro diritto si trasforma in un'arma che si ritorce contro: chi litiga con il proprio vicino di casa lo fa più che altro per una questione di principio. Ma quali sono i motivi per cui più di frequente si incappa nella lite con il vicino? Al primo posto i rumori e gli odori che provengono dalla porta accanto, c'è chi ha fatto causa perché non riusciva a sopportare l'odore di cipolla o di broccoli o il continuo ticchettio delle scarpe con i tacchi della signora al piano di sopra. Seguono l'innaffiatura di piante sul balcone nel caso in cui l'acqua investa i piani sottostanti, i mozziconi gettati dalla finestra e la gestione degli spazi in comune come il parcheggio o il terrazzo condominiale. Negli ultimi anni anche gli animali sono entrati a pieno titolo nella top ten dei litigi tra condomini con un aumento delle cause da un anno all'altro, soprattutto con oggetto l'abbaiare dei cani lasciati soli in casa o l'odore non proprio gradevole di gatti non sterilizzati, di circa il 5%. Non di rado le dispute prendono di mira l'amministratore di condominio che quando è figura non professionale finisce per accendere diverbi riguardanti, ad esempio, il pagamento delle rette condominiali o la gestione degli spazi comuni. Secondo l'Anaci «c'è molta ignoranza nel senso di non conoscenza delle leggi che regolano la vita tra vicini e questo non può fare altro che innescare litigi che finiscono di intasare ancora di più i tribunali».

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