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Stadio case e Cittadella il Campidoglio tifa Roma

Alemanno, Rosella Sensi e Francesco Totti

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Veltroni è juventino, "ma era anche" romanista, e pure un po' laziale, quando governava la Capitale. Si dice che il primo cittadino Gianni Alemanno non sia un grande appassionato di calcio e non sia tifoso né della Roma né della Lazio.Ma non si può amministrare Roma senza essere un po' romanisti e un po' laziali. Soprattutto romanisti, visto che quest'ultimi, più o meno, rappresentano i due terzi della tifoseria capitolina. Sarà per questo che quando si tratta della Roma e della famiglia Sensi, i favori non si risparmiano. Accade così che nel 2006, un triangolo di 28 ettari compresi tra via di Torrevecchia, via del Quartaccio e via Piolti de' Bianchi di proprietà della Compagnia Fondiaria Romana srl, società controllata al 100 per cento da ItalPetroli e dalla As Roma Calcio, passano da un valore di poche migliaia di euro a un valore di circa 80 milioni. Ciò avviene cambiando la destinazione d'uso di quella proprietà che da verde pubblico e servizi diventa quasi totalmente edificabile (78mila mq di residenziale, 7mila di non residenziale). Una manna per la famiglia Sensi, un buon compromesso per il Comune che ci guadagna la riqualificazione di un'area compresa tra due piani di zona carenti in fatto di servizi e di una Cittadella dello Sport sul territorio di un Municipio, il XIX, che, si legge nella delibera 101 del Consiglio comunale del 12 aprile 2006, è «totalmente sprovvisto di strutture polifunzionanti». Due campi di calcio regolamentari con anello per l'atletica e tribune da 1000 spettatori, 4 campi da calcetto, 2 da tennis, un campetto polivalente, due piscine di cui una coperta, palestre e ancora strutture destinate ad altre discipline sportive. Il grosso dell'affare, però, sono 275mila metri cubi di appartamenti che permettono ai creditori della famiglia Sensi di allentare la morsa e di conseguenza all'As Roma di respirare subito un po' diaria fresca, anche se nella Capitale, tra il dire e il fare, quando si parla di grandi progetti urbanistici, c'è sempre di mezzo il mare. Un mare di incertezza durato ormai tre anni e mezzo ma che ora, come auspicano altri gruppi immobiliari che operano nella Città eterna, sembra finalmente vedere luce. La Compagnia fondiaria romana dovrebbe quindi a breve iniziare a far fruttare quegli 80milioni di euro che s'è ritrovata grazie a Veltroni. In tre anni e mezzo Roma è politicamente cambiata. Non sono cambiate però le preferenze calcistiche. E il nuovo primo cittadino Alemanno, dopo un primo anno guardingo, si svela premiando in Campidoglio Francesco Totti. La cosa non viene digerita dalla tifoseria biancoceleste e il dibattito s'accende sulle radio locali: l'accusa nei confronti del sindaco è di usare due pesi e due misure per la Roma e per la Lazio. Non pago, il primo cittadino rilancia a pochi giorni di distanza - forte dell'appoggio del governatore Marrazzo, secondo uno schema politico tutto capitolino (An + Pd contro Forza Italia), già descritto sulle pagine di questo giornale - presenziando e appoggiando apertamente l'idea del nuovo stadio della Roma. Un'idea, non un progetto. C'è solo il disegno di un futuristico stadio di calcio, nulla più. Eppure, i piani della famiglia Sensi sono molto più ambiziosi. La struttura sportiva s'inserirebbe infatti in un "progetto" urbanistico che prevederebbe 1 milione e 400mila metri cubi tra commerciale e residenziale. Dove? Ormai è di dominio pubblico: la Monachina. Un'area al tredicesimo chilometro dell'Aurelia, in pieno agro romano, di proprietà dell'immobiliarista Sergio Scarpellini. Un'area che oggi non vale niente, buona per le patate, ma che potrebbe un giorno diventare oro come è accaduto ai terreni di Torrevecchia. E la «conditio sine qua non» perché accada, è che accanto a tutti quei metri cubi venga realizzato il nuovo stadio dell'As Roma. Conviene alla famiglia Sensi e a quella Scarpellini. Ecco allora che sarebbe più prudente, per il Comune, che ha il potere di decidere tra le patate e il petrolio, di non lasciar intend

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