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«Ronde e strade sbarrate» Porta di Roma ha paura

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.Solo ieri lo hanno riparato. Per lo stupratore è stato un gioco da ragazzi entrare nei box sotto il palazzone ocra di quattro piani, uno dei tanti bassi e lunghi in via Franco Becci, nel quartiere residenziale che si intuisce bello, ma per ora è solo un dormitorio, sorto un anno e mezzo fa alle spalle del centro commerciale Porta di Roma, da cui ha preso il nome, tra via delle Vigne Nuove e il raccordo anulare, in zona Bufalotta. «I condomini che non avevano l'apricancello hanno bloccato la fotocellula con la chiave perché il cancello restasse aperto» spiega Andrea, 35 anni, che vive con la moglie, Marisa e due cani, nello stesso palazzo dove abita la giornalista stuprata martedì sera, mentre parcheggiava l'auto. Una leggerezza costata cara alla trentaquattrenne, che non sarebbe l'unica a essere stata stuprata. I residenti hanno raccontato di altri «quattro o cinque casi», voci di quartiere, almeno sino a ieri. «Mercoledì mattina abbiamo visto sotto le finestre tanti carabinieri» racconta Giancarlo Corradino, 50 anni, custode di uno dei palazzi di fronte a via Becci, che descrive la ragazza come una persona «riservata ed educata». È così che i residenti hanno saputo cos'era successo. E ieri invece «abbiamo letto i giornali», altrimenti continua «anche stavolta la notizia dello stupro sarebbe rimasta solo cosa nostra». I giornali li ha letti anche la giornalista stuprata. E in lacrime si sarebbe attaccata al telefono per contestare la diffusione della notizia, lei che si era fatta accompagnare in ospedale dalla volante per evitare di dare i dati al 118. «Si comprende il suo dolore, il timore che possa essere identificata, ma non credo che giovi alla sicurezza ignorare queste notizie» dice Francesca Restivo, 44 anni, baby sitter. «Forse adesso avremo più vigilanza, qui alle 5 c'è già il coprifuoco». Il quartiere si è sentito abbandonato. «Da mesi chiedevamo ronde e si ipotizzava di acquisire le strade per metterci le sbarre» continua Andrea: «c'è troppa gente che bivacca, che dorme nei furgoni, o nei posti auto all'aperto sotto i palazzi con il cantiere ancora aperto». Andrea ci mostra i cartoni su cui dormono, e i cumuli di immondizia e bottiglie di birra. Chi sono? «Alle nostre domande ci hanno sempre risposto di essere operai dei cantieri, sarà vero?». La vigilanza c'è stata ma solo per evitare l'occupazione abusiva degli appartamenti che dovevano ancora essere consegnati» continua a raccontare Andrea, che si è candidato a presidente del comitato di quartiere. Due mesi fa, con l'ultima consegna delle chiavi ai proprietari, i vigilantes sono spariti. «E noi siamo rimasti soli». Le pattuglie regolari si vedono raramente» continuano. «Anche se i carabinieri di Nuovo Salario sono disponibili, ogni volta che li abbiamo chiamati sono arrivati». Ma le strade nei dintorni di via Becci sono rimaste al buio. Almeno fino all'altro ieri. Le hanno riaccese giovedì sera, due giorni dopo lo stupro. «E questo perchè le strade non sono ancora comunali e le luci deve pagarle il costruttore» raccontano i residenti. Il buio, ma anche l'isolamento. Di questo ha paura chi vive qui. «Non c'è un bar, un tabaccaio, un ristorante, non c'è ancora niente di niente - racconta Francesca Andreanelli, 33 anni, commessa a Porta di Roma, che vive blindata al primo piano di una casa di 50 metri quadrati riacquistata da una novamente per 325 mila euro. «Le ho dato 11 mila euro in più di quel che l'aveva pagata». Per fare qualsiasi cosa bisogna prendere l'auto. «Anche per andare a buttare l'immondizia - spiega -, perché i secchioni sono lontani, anche se devo pagare 171 euro di immondizia, l'Ama qui ancora non arriva». Con l'auto sempre sotto al sedere. E mai da sole. «Accompagno e vado a riprendere mia moglie Alexandra, 25 anni, che lavora al centro commerciale ogni giorno» dice Sorin, 28 anni, romeno. Persino le donne dell'impresa di pulizia che puliscono scale e androni, Fernanda Savò e Caterina Palombi, 47 anni, hanno paura. E non sono più tranquille nemmeno le mamme che vanno a rigovernare le case dei figli, spiega una signora affacciata al balcone della casa della figlia trentenne, una delle tante ragazze che hanno scelto di venire ad abitare a Porta di Roma. E la giornalista come sta? «Reagisce perché sa che deve farlo» perché una persona intelligente sa che deve andare avanti, che la vita non può fermarsi a una maledetta sera di martedì, quando uno stupratore che forse ti stava osservando da chissà quanto, e conosce le tue abitudini sceglie il momento più adatto per entrare in azione. Ma la rabbia c'è. E lo zio della giornalista stuprata in zona Bufalotta non la nasconde. «Sono arrabbiato - dice - negli ultimi anni Roma s'è imbastardita, le donne possono solo scappare all'estero o vivere blindate in casa».

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