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Via Poma, il fidanzato rischia il processo

Simonetta Cesaroni uccisa con trenta coltellate il 7 agosto del 1990

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{{IMG_SX}}La fotografia di un morso sul seno sinistro e il calco dentario hanno convinto la procura a firmare la richiesta di rinvio a giudizio. La compatibilità tra il segno lasciato sul corpo di Simonetta Cesaroni e la dentatura di Raniero Busco ha portato la magistratura a chiedere al gup di processare l'ex fidanzato con la pesante accusa di omicidio volontario. Dopo diciannove anni c'è, dunque, il primo imputato per il delitto della ragazza trovata senza vita il 7 agosto del 1990 negli uffici dell'associazione degli alberghi della gioventù in via Poma, in Prati. L'aveva uccisa con 29 fendenti, probabilmente usando un tagliacarte. A firmare il provvedimento, il procuratore capo Giovanni Ferrara e il suo sostituto Ilaria Calò, dopo aver ricevuto i risultati della consulenza eseguita da due dentisti e da due medici legali. Accertamento che era stato richiesto in seguito agli esami del Dna compiuti dagli esperti del Ris su una traccia di saliva rilevata sul corpetto che indossava la ragazza e risultata appartenere all'ex fidanzato, oggi 44enne. Un elemento che però, secondo la difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Paolo Loria, non avrebbe alcuna rilevanza poiché Busco già all'epoca dell'omicidio aveva dichiarato agli investigatori che la sera precedente al delitto aveva avuto momenti di intimità con la vittima. Questa compatibilità non è stata invece possibile stabilirla sulla traccia di sangue che è stata scoperta sulla porta d'ingresso dell'ufficio. Per i consulenti, infatti, «i dati ottenuti non permettono di escludere né di confermare la presenza di materiale genetico di Raniero Busco». Quest'ultimo fin dal primo giorno, si è sempre dichiarato innocente. Sul suo alibi la procura nutre, comunque, perplessità: l'imputato ha sempre sostenuto che al momento del delitto era con un amico, ma questi avrebbe negato, affermando invece che quel giorno era al funerale di una parente. Intanto c'è già un piccolo giallo nel giallo: il difensore di Busco ieri ha dichiarato di non aver ancora ricevuto la notifica del provvedimento della procura.

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