Piantedosi: "Dopo l'arresto di Hannoun tutta la politica sia unita. Servirebbe a poco piangere o prendere le distanze dopo"
Il Tempo ha raggiunto a caldo il ministro degli Interni Matteo Piantedosi.
Signor Ministro, cosa significa questa operazione antiterrorismo che ha portato all’arresto di nove persone tra cui Mohammad Hannoun?
«Significa grande professionalità ed impegno delle nostre forze di polizia, sotto il coordinamento della magistratura. Lavoro silenzioso, mirato ed efficace. Una garanzia per la sicurezza dei cittadini. Non deve essere dimenticato in momenti in cui tutto questo può apparire meno evidente».
Possiamo dire che siamo in presenza di una strategia a tutto campo, tra inchieste, monitoraggio silenzioso e espulsioni?
«Il rischio che le moderne forme di radicalismo e di estremismo possano evolvere in qualcosa di più preoccupante è alla prioritaria e costante attenzione delle forze dell’ordine e del ministero dell’Interno. Sotto molteplici aspetti e in tutte le direzioni in cui il pericolo si manifesta. Come governo, stiamo dedicando molte risorse su questo fronte».
Si pone oggettivamente il tema di un rischio di contiguità tra radicalismo islamista e settori della politica italiana. Non sarebbe interesse di tutti prendere le distanze?
«Parlare di contiguità è eccessivo. Tutte le forze politiche del paese sono caratterizzate da un saldo ancoraggio ai principi di democrazia e legalità. Ne sono certo. Tuttavia non bisogna sottovalutare che il compiacimento di alcune posizioni e di alcuni gesti, per suggestioni essenzialmente ideologiche, si può trasformare nel rischio, anche involontario, di legittimare azioni violente mascherate da legittima espressione del pensiero critico».
Lei rivolge un appello all’opposizione a lavorare con lei su questa materia scottante?
«Respingere con forza questo rischio certamente deve essere interesse di tutti. Piangere, prendere le distanze o fare distinguo successivamente non serve a nulla».
Qualcuno sta sottovalutando il rischio che dentro e dietro le legittime posizioni pro Palestina si nasconda ben altro, e cioè chi ha legami con l’estremismo islamista?
«Questa indagine sembra dimostrare proprio questo. È doveroso attendere la conferma di quanto accertato e contestato oggi, ma in questo campo esiste anche una esigenza di prevenzione che si deve basare su una maggiore cautela. È quello che facciamo quando proponiamo il rimpatrio di certi personaggi anche a prescindere del valore giudiziario di alcuni elementi che risultano a loro carico».
Vale anche qui il ben noto criterio "follow the money"?
«Le grandi organizzazioni criminali hanno bisogno di soldi, molti soldi, per sostenere le loro attività. Riuscire a tracciare i flussi finanziari è la vera sfida di questi tempi e quasi sempre la soluzione più evidente al problema di qualificare certe attività illecite».
Ci consenta un minimo di orgoglio di testata. Il Tempo ha condotto una lunga inchiesta su Hannoun. Forse per alcune cose allora il giornalismo serve, prima di arrenderci all’intelligenza artificiale...
«La libera stampa è un patrimonio irrinunciabile della nostra civiltà. Non può esistere vera democrazia senza libera stampa che, infatti, talvolta è nel mirino proprio di chi strizza l’occhio a soggetti e gruppi funzionali a disegni eversivi».
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