Askatasuna, Lo Russo cede alla linea del Viminale. Ma è scontro con gli alleati e i proPal
C’è stato un momento preciso in cui si è rotto quel “patto” tra il centro sociale torinese Askatasuna, oggi sgomberato, e l’amministrazione del Pd. E quel momento ha un giorno preciso, ovvero il 28 novembre quando nel primo pomeriggio alcuni antagonisti hanno fatto irruzione nella sede del giornale di Torino scrivendo sui muri frasi come «Giornalisti complici dell'arresto in Cpr di Mohamed Shahin», in riferimento alla detenzione dell'Imam di Via Saluzzo, poi liberato dalla Corte d'Appello. Ed è stato lanciato anche del letame da chi ha forzato un'entrata secondaria dell'edificio in via Ernesto Lugaro. Proprio allora il sindaco Stefano Lo Russo deve aver capito che il limite era stato superato e, infatti, ieri ha commentato l'episodio dicendo che «continuo a pensare che la scelta che abbiamo fatto in quella fase fosse quella di provare a verificare le condizioni di sussistenza della possibilità di restituire alla città una fruizione pubblica di quell'immobile in un percorso di legalità. Prendo atto che queste condizioni sono venute meno per la violazione dell'ordinanza. E' stata violata un'ordinanza e quindi automaticamente il patto è decaduto, e lo abbiamo comunicato ai sottoscrittori. Le operazioni condotte dall'autorità di pubblica sicurezza si sono svolte nelle forme e nei modi previsti dalla legge, dall'ordinamento e dai ruoli dei singoli soggetti".
Sgomberato l'Askatasuna a Torino: pacchia finita. Piantedosi: “Segnale chiaro”
Si è espresso così dopo essersi esposto per provare a regolarizzare uno stabile occupato dal 1996: la Giunta comunale di Torino lo scorso 18 marzo aveva approvato il rinnovo del patto di collaborazione per la trasformazione del centro sociale Askatasuna in bene comune, ma tra le clausole c'erano condizioni di sicurezza e di igiene, evidentemente violate con la recente irruzione. E, mentre il centrodestra cerca di ripristinare la legalità e gioisce per il risultato ottenuto, la sinistra si spacca. Secondo il leader di Avs Nicola Fratoianni «la polizia non ha fatto bene a sgombrare il centro sociale Askatasuna, se si accusa di fare cose illegali poi bisogna farlo stabilire da un normale procedimento penale. Lo sgombero è un errore». Ma c’è chi, addirittura, ne chiede le dimissioni dall’opposizione, come il capogruppo di M5S in Consiglio comunale, Andrea Russi: «Su Askatasuna Lo Russo ha sbagliato tutto, ha gestito questa vicenda in modo politicamente fallimentare, per questa chieda scusa ai torinesi e si dimetta». Diverso il parere, invece, il pensiero del presidente del Partito democratico Stefano Bonaccini: «Difendere la causa palestinese è sacrosanto, perché l'unica soluzione è quella dei due popoli e due Stati. Ma chi assalta le forze dell'ordine o sfascia la redazione di un quotidiano commette un'operazione propriamente fascista. È un delinquente e come tale va trattato. Conosco bene, e stimo molto, il sindaco di Torino, Lo Russo, e le sue parole dicono più di ogni altro commento».
Daje Mattei. Nel senso di Salvini e Piantedosi
Il dato politico sta sia nella vittoria da parte del governo, ma anche nella necessaria presa di posizione di un sindaco di sinistra, che si è ritrovato a dover concordare con la linea di Matteo Piantedosi, dovendo smentire quanto fatto fino a quel momento. E gli attivisti glielo fanno notare, tanto che si dicono stupiti: «Sorprende e preoccupa l'atteggiamento del sindaco di Torino che, lungi dall'opporsi, come pure sarebbe stato doveroso, a un intervento teso a vanificare un proprio progetto, ha dichiarato in tempo reale la "cessazione" del patto di collaborazione, intervenuto, tra l'altro, non con Askatasuna ma con i proponenti del percorso di riqualificazione, in conseguenza dell’accertamento della violazione delle prescrizioni relative all'interdizione all'accesso ai locali, circostanza idonea a motivare richieste di chiarimento ma non certo a determinare la chiusura d'autorità dell'edificio».
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto