Consiglio Ue, la promessa di Meloni: "Al fianco dell'Ucraina ma non manderemo soldati italiani"
"Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l'Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni". La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camere in vista del Consiglio europeo, conferma il sostegno a Kiev ma il messaggio è chiaro: non manderemo soldati italiani.
"Per quello che concerne le garanzie di sicurezza per l'Ucraina, come strumento per scongiurare guerre future, sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo - spiega la premier - La garanzia di un solido esercito ucraino; l'ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun paese (e approfitto per ribadire che l'Italia non intende inviare soldati in Ucraina); e garanzie da parte degli alleati internazionali - a partire dagli Stati Uniti - sul modello dell'articolo 5 del patto atlantico, opzione che tutti ricordate essere stata proposta proprio dall'Italia, a dimostrazione del contributo fattivo della nostra Nazione all'obiettivo di una pace giusta e duratura". Cosi la premier, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue".
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Sul fronte dei negoziati, Meloni osserva che "oltre la cortina fumogena della propaganda russa, la realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione, tanto che, dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l'1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi. È questa difficoltà l'unica cosa che può costringere Mosca a un accordo, ed è una difficoltà che, lo voglio ricordare, è stata garantita dal coraggio degli ucraini e dal sostegno occidentale alla nazione aggredita".
In vista della riunione del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre, la premier spiega che "Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori pretese irragionevoli, la principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi. A differenza di quanto narrato dalla propaganda, il principale ostacolo a un accordo di pace è l'incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella Costituzione russa come parte integrante del proprio territorio. Questo azzardo ha portato al paradosso che territori formalmente inseriti nella Costituzione della Federazione Russa siano oggi sotto controllo ucraino. Da qui la richiesta russa che l'Ucraina si ritiri quantomeno dall'intero Donbass". Su questo si registra uno stallo. "È chiaramente questo oggi lo scoglio più difficile da superare nella trattativa e penso che tutti dovremmo riconoscere la buona fede del Presidente ucraino che è arrivato a proporre un referendum per dirimere questa controversia, proposta però respinta dalla Russia".
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