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Giubileo, Tagliavanti (Camera di Commercio): un'ottima prova di gestione, diventi modello per sempre

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Roma è più bella ed efficiente grazie al Giubileo. E il modello di collaborazione tra tutte le amministrazioni, il mondo produttivo e la società civile, il modello Giubileo, ha funzionato, non va smantellato e diventare ordinario per la nostra città che deve fare un salto di qualità nell’accoglienza. Il presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti, fa il bilancio con il Tempo del grande evento che sta per chiudersi.

Cosa resta alla città?
«Da questo punto di vista è stato un Giubileo straordinario perché c’è stata, purtroppo, la morte di un Papa e l’elezione di un altro. Una circostanza più unica che rara. La città ha accolto con calore e favore l’evento, confermandosi accogliente non solo negli slogan, ma in modo concreto»

Resta un’eredità?
«Ci sono tre cose che rimarranno. Le opere che hanno fatto Roma più bella e più efficiente. Il secondo elemento importante riguarda il metodo Giubileo che ha visto collaborare il governo, le amministrazioni territoriali, il Comune, la Regione e anche le associazioni del mondo della produzione della nostra città, penso alle associazioni di categoria. Questo metodo ha funzionato e può funzionare anche per in altre occasioni».

Tra 8 anni c’è il Giubileo dei due millenni della morte di Gesù. Sarà questo il modello vincente da usare?
«Non dobbiamo smantellare il cuore che ha governato il Giubileo, lo dobbiamo mantenere perché tutte i dati, le informazioni e le tecnologie che sono state utilizzate saranno migliorate e ci aiuteranno a preparare il prossimo in maniera sempre più efficiente e efficace. Roma ha dimostrato che può assorbire un grande evento con milioni di persone. Ed è ormai assodato che non è più un fatto straordinario. Quanto avvenuto con l’evento religioso può ripetersi per altri eventi a carattere sportivo, culturale o convegnistico. Siamo pronti e preparati per affrontare qualsiasi tipo di evento e quindi avere ansia anche in caso di un evento straordinario. Questo è il vero salto di qualità che deve fare la città».

Cosa fare se il turismo lede le attività economiche più tradizionali della Capitale?
«Il turismo è diventato una grande industria internazionale, va previsto, organizzato e indirizzato. Il problema è soprattutto nel centro storico. Il turismo di bassa qualità, solo quantitativo, che arriva e sta solo un giorno, rischia di consumare la parte più importante dal punto di vista artistico. Anche in questo caso dico che vuole più metodo e organizzazione per gestirlo facendosi supportare dalle nuove tecnologie».

Che ruolo ha la Camera di Commercio nell’aiutare Roma a comprendere quali sono le infrastrutture necessarie al suo sviluppo?
«Abbiamo il vantaggio di parlare al mondo delle imprese che sono numerosissime, quasi 500 mila, di tutte le dimensioni e tipologie, dal negozio di prossimità al vecchio artigiano, ma anche alle grandi internazionali. È chiaro che si governa Roma non soltanto con le delibere della Regione o del Comune, si lavora anche col senso civico e l’impegno e la voglia di cambiare anche del mondo delle imprese. La Camera di Commercio ha fatto molti bandi per preparare le aziende ad accogliere il Giubileo migliorando la qualità in termini di conoscenza delle lingue dei propri dipendenti, incentivando la ristrutturazione dei locali e utilizzando più digitale».

Come evitare che il centro storico diventi un piccolo museo dedicato solo a chi a Roma non ci vive?
«Trasformare Roma in una Disneyland sarebbe veramente il destino peggiore. Quello che noi dobbiamo contrastare soprattutto è la diminuzione dei cittadini nel centro storico. E penso alle famiglia, ai bambini che, se tornano, consentono di salvare le scuole, le attività artigianali e le piccole attività al servizio della comunità» È stato appena confermato per un nuovo mandato.

Su cosa punterà?
«La Camera di Commercio consegna alla città il fatto che tutte le associazioni unitariamente hanno espresso il presidente, questo è importante perché quando ci sono le divisioni anche le cose facili non si riescono a fare, quando c’è l’unità c’è la premessa per fare cose importanti. L’obiettivo è lavorare per aumentare non solo a Roma, ma in tutta Italia, la produttività del nostro lavoro che resta bassa».
 

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