Sangiuliano dentro, Boccia fuori. Mastella ancora re del Sannio, vincitori e sconfitti delle regionali in Campania
“Campania felix” significa Campania felice o se vogliamo essere precisi “fortunata”. Anche se in questo caso ha portato “bene”, utilizzando tutta la scaramanzia a disposizione, solo ad alcuni.
Partiamo dalla coalizione vincente. A fare incetta di preferenze c’è di sicuro Pellegrino Mastella, il figlio dell’ex Guardasigilli. A far discutere non tanto i quasi 14 mila consensi, ma la percentuale sfiorata in quel di Benevento. Il campanile, a quelle latitudini, con un degno 17%, sovrasta finanche le corazzate di Pd, Fi ed Fdi. Nella città dell’Arco di Traiano, come a Ceppaloni, sfiora addirittura quota 26%. Insomma se tutta Italia fosse Sannio, diremmo che Clementone potrebbe insidiare Giorgia. La prole dei “balenieri”, d’altronde, è una garanzia. In Irpinia, ad esempio, tra i meloniani ritorna Ettore Zecchino, figlio dello storico ministro all’Istruzione e unico a essere eletto nel centrodestra locale, a differenza, invece, degli ultimi sindaci di Avellino Gianluca Festa e Laura Nargi.
Ancora più sorprendente quanto accaduto tra le file dem, dove Giorgio Zinno, storica fascia tricolore di San Giorgio a Cremano (sponsorizzato dal capogruppo uscente Mario Casillo) precede sia il consigliere partenopeo Salvatore Madonna che Massimiliano Manfredi, il fratello del sindaco che, più di tutti, si è battuto perla leadership di Fico. L’imprevedibilità è parola d’ordine anche all’interno del M5S. Tra i non eletti sia il capogruppo uscente Michele Cammarano che il consigliere Vincenzo Ciampi. L’unico ex a essere riconfermato Gennaro Saiello.
Non va meglio, comunque, neanche alla fuoriuscita Valeria Ciarambino. Seppure i suoi nuovi compagni socialisti fanno il pieno di consensi, quella che De Luca denominò, fregandosene di ogni possibile body shaming, la “chiattona”, resta fuori. Medesima sorte tocca a chi l’ha seguita nella nuova sfida (l’ex parlamentare pentastellato Luigi Gallo e il già portavoce Luigi Cirillo). Non vanno meglio, d’altronde, campionissimi di preferenze come Giuseppe Sommese e Armando Cesaro. La stessa corte di Re Vincenzo De Luca è decimata. Se vengono eletti la sua fedelissima assessora Lucia Fortini, il veterano Gennaro Oliviero e il consigliere Luca Cascone non ce la fanno Carmine Mocerino (noto per essere finito, sin dall’inizio della campagna, nella famosa lista degli “impresentabili”), Rosella Casillo e Vittoria Lettieri, entrambe figlie di uscenti.
Nel centrodestra, invece, la novità è il ritorno in politica dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Dopo lo scandalo che lo ha portato fuori da Palazzo Chigi, il giornalista risorge e, per 300 preferenze, è secondo. Nella sua Napoli a precederlo solo Ira Fele, moglie del deputato Michele Schiano. Va peggio, invece, a quella donna che lo portò alle dimissioni da ministro. La bionda Maria Rosaria Boccia, seppure trascinata dal ciclone Bandecchi, ottiene solo 87 preferenze. Tra i volti noti a restare a casa pure Pasquale Di Fenza, il candidato sponsorizzato dalla tiktoker Rita Di Crescenzo, il cui contributo all’ottima performance azzurra, per i rosiconi della sinistra, è pari allo zero. La "simpaticissima" non è sinonimo di vittoria neanche per Pasquale Di Fenza, il consigliere finito al centro delle polemiche per avergli prestato la scrivania. Arriva 19esimo su 27 posizioni disponibili in AvS.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto