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Riflettori sulla Campania, Schlein teme le faide interne

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Aldo Rosati
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Non c’è nessuna bottiglia in fresco, del resto non c’è motivo per festeggiare. L’apertura delle urne nelle ultime tre Regioni (Veneto, Campania e Puglia) mette definitivamente in archivio l’ultimo sogno di Elly Schlein: la rimonta. Un miraggio dissolto a fine settembre, quando gli elettori delle Marche riconfermarono il governatore di centrodestra Francesco Acquaroli. Quel giorno, al Nazareno, è sembrato un capodanno anticipato, una cerimonia mesta consumata senza gioia e con abbondanti dosi di recriminazioni. Oggi, soprattutto in Campania, si aspettano con ansia gli ultimi referti medici: dalla percentuale che riuscirà a raccogliere Roberto Fico alla pagella finale di Vincenzo De Luca e della sua lista «A Testa Alta». Una lettura che, per una volta, terrà svegli anche i vertici del M5S. All’ombra del Vesuvio, Giuseppe Conte attende l’ultima spinta per il tornante finale: i gazebo. Un passaggio che si materializzerà solo in presenza di un buon risultato dell’ex presidente della Camera e di una risalita vigorosa della lista pentastellata. Sarebbe la conferma della sua teoria preferita: «Il nostro elettorato si muove solo quando si sente in prima fila». Ovvero: stiamo con il Pd, quando il candidato è nostro.

In Puglia il discorso è diverso: al Nazareno sperano che Antonio Decaro si innamori del suo probabile nuovo incarico e che non gli venga la tentazione di sfidare la «reggente». Magari tentando il doppio ruolo. La memoria corre a Nicola Zingaretti, che fu presidente del Lazio e segretario dem contemporaneamente. L’altro fronte di battaglia è tutto interno, Elly Schlein deve sciogliere l’ultimo nodo: assemblea nazionale o congresso anticipato? Gli eventi delle ultime settimane (compreso l’interessato consiglio di Andrea Orlando) fanno pensare che si opterà per un’assemblea entro fine anno. L’occasione giusta per ottenere un plebiscito sulla propria linea e silenziare i distinguo di un partito tornato a essere in pieno subbuglio. Tra i fedelissimi, però, c’è chi sogna il colpo di scena: il congresso. Altro che mediazione e buone maniere, ci vuole il pugno di ferro. E infatti il derby interno parte venerdì, diviso tra Montepulciano e Prato, teatri delle convention del “correntone” e dei riformisti. Da una parte i tre tenori (Franceschini, Orlando e Speranza), pronti a riprendersi il palco e a dettare alla “promoter” le prossime date. Dall’altra la minoranza di Pina Picierno e Lorenzo Guerini, che deve trovare il modo per lavare l’onta di Matteo Biffoni, ex sindaco di Prato, super votato ma lasciato fuori dalla giunta regionale.L’esplosione delle correnti è il sintomo inequivocabile di un vecchio male che torna a farsi sentire: il Pd è di nuovo terra di nessuno, un campo di battaglia dove non si risparmieranno munizioni. Anche qui la Toscana recita in anteprima: la nuova squadra di Eugenio Giani ha scatenato un assalto frontale contro il fedelissimo segretario regionale Emiliano Fossi. Contestazioni che coinvolgono federazioni lasciate a bocca asciutta, amministrazioni importanti come Firenze e persino la “neo” maggioranza dei seguaci di Stefano Bonaccini.

L’ultima stazione della Via Crucis del Nazareno potrebbe essere quella delle primarie per scegliere l’anti-Giorgia. Secondo i primi sondaggi, l’avvocato di Volturara Appula corre davanti con un certo margine. Anche perché la sua principale rivale, la segretaria dem, rischia di arrivare al via praticamente dimezzata dalla candidatura di Silvia Salis. Lei, la sindaca di Genova, ieri ha ripetuto: «Nessuno ci metterà contro». Insomma Elly, «stai serena». C’è anche l’ipotesi anno zero: a marzo una magrissima prova del No al referendum di marzo sulla separazione delle carriere. Il sequel dei Girotondi: «Con questi leader non vinceremo mai». 
 

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