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«-Femminicidi, +Melonicidi» Il corteo di «Non Una di Meno» contro la violenza sulle donne invoca la morte della premier

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Foto: Ansa

Filippo Impallomeni
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Alla manifestazione di «Non Una di Meno» contro la violenza sulle donne l’odio si traveste di rosa. La sfilata delle attiviste trans-femministe contro abusi e femminicidi parte male ancor prima di cominciare e perde il senso nobile della causa. Niente di inaspettato, dato che tra i partecipanti spiccano i soliti professionisti del disordine. Stavolta in salsa gender.  Mentre si preparavano al corteo, le paladine del rispetto hanno rilanciato sui propri social una «storia» con la quale potremmo definire il recinto ideologico sul quale è stata costruita l’iniziativa stessa. Il collettivo «Zero alibi» ha postato infatti un cartello-slogan con sopra scritto: «-Femminicidi+Melonicidi». Un vero e proprio inno alla morte rivolto al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Sintomo della mancata comprensione del reale significato del femminismo. Un paradosso grottesco, quasi una confessione involontaria: la violenza è inaccettabile, tranne quando la vittima non piace politicamente. Poco importa se la Premier è una madre, una donna che dal basso è riuscita ad affermarsi sino a raggiungere il ruolo di terza carica dello Stato.  

A ogni modo, il corteo di oggi è stato indetto «contro guerra e patriarcato». Tanto basta per comprendere come la giornata nazionale contro la violenza sulle donne sia un’ennesima scusa per indottrinare studenti e fomentare odio contro l’esecutivo di maggioranza.  Secondo i piccoli geni «c'è un continuum tra violenza patriarcale e genocidiaria», e questo dovrebbe legittimare le loro azioni. Nel tragitto da piazza della Repubblica a Porta San Giovanni non sono mancate le bandiere ProPal. Domandarsi cosa c’entrino viene quasi automatico, comprenderlo invece quasi un mistero. Mentre da diversi manifestanti è stata denunciata la «crescente normalizzazione della violenza patriarcale da parte del governo», colpevole di avere attuato «leggi misogine e transfobiche». Anche qui resta da capire a cosa si riferissero i sapientoni dei centri sociali e collettivi, per i quali «l’unica prevenzione alla violenza patriarcale è l’educazione sessuo-affettiva transfemminista e intersezionale». Tra i diversi cartelli esposti anche uno richiamante Ornella Vanoni, da poco scomparsa: «Ridacci la Vanoni in cambio della Meloni», si legge. Spazio poi a contestazioni contro il Decreto legge Valditara e alla politica di riarmo europeo. Quanto basta per dimenticarsi il dichiarato intento del corteo, ma evidentemente chi non conosce il valore del rispetto non può insegnarlo.

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