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E ora anche Report attacca De Luca per le bugie sulle liste d'attesa

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Foto: La Presse

Edoardo Romagnoli
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Vedi Napoli e poi muori» recitava un vecchio adagio utilizzato da Goethe nel suo «Viaggio in Italia» per celebrare la bellezza della città affacciata sul golfo. Una poetica espressione che però vedendo la situazione della Sanità campana rischia di assumere tutto un altro significato. Se ne è occupato anche Report che in coda all’ultima puntata (del 16 novembre) ha mandato in onda un servizio proprio sulla condizione del sistema sanitario campano e non solo. Ma prima è necessario riavvolgere il nastro.

La Sanità in Campania è stata commissariata per dieci anni, dal 2009 fino al dicembre 2019. Da allora, ormai sono passati sei anni, è rimasta «incastrata» in un piano di rientro dal debito. E proprio ad agosto il dicastero di Schillaci ha deciso che la Sanità regionale doveva rimanere commissariata nonostante il parere positivo del Ministero dell’Economia. I conti erano in ordine, mentre sotto il profilo «sanitario» due criteri su venti non erano stati rispettati. Quali? Il numero dei posti letto nelle Rsa (residenze sanitarie assistenziali) ritenuti insufficienti, stesso discorso anche per quanto riguarda il numero degli screening oncologici effettuati. A quel punto la Regione si è rivolta al Tar campano che pochi giorni fa ha dato ragione a De Luca. Sentenza contro cui il Ministero ha già annunciato che presenterà appello al Consiglio di Stato sostenendo come nonostante la Regione soddisfi i requisiti richiesti dal nuovo sistema di garanzia dei Lea (i Livelli essenziali di assistenza) risulti «ancora inadempiente su aspetti rilevanti che non consentono di certificare l’uscita dal piano di rientro».

Il Tar nella sua sentenza, arrivata proprio nei giorni in cui la premier era a Napoli, scriveva che «la Regione Campania ha conseguito e mantenuto l’equilibrio di bilancio, mentre il diniego impugnato del Ministero della Salute pone l’accento sulla necessità di assicurare anche la piena garanzia dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), rilevando che alcuni obiettivi sono stati raggiunti, per le reti delle cure palliative, dei punti nascita e senologica, ma non altri per i quali si riscontra "il mancato raggiungimento delle soglie minime per screening mammografico e colon-retto così come un ritardo grave nella copertura della rete residenziale anziani, che mantiene la Campania ultima in Italia su questo indicatore"». Eppure, sostiene la sentenza, le osservazioni del Governo, non cambiano la sostanza delle cose. La Campania «ha raggiunto la soglia minima per ciascun macro-livello» per cui «il ricorso va dunque accolto e va conseguentemente annullato il diniego del ministero della Salute». Insomma sulla Sanità campana c’è in atto un vero e proprio braccio di ferro istituzionale, ma il tema è sentito anche a livello elettorale. Secondo un’analisi condotta da SocialCom con la piattaforma SocialData, la sanità è l’argomento più discusso in questa campagna elettorale e la Campania risulta la regione più «citata» a livello social, con 21 mila conversazioni generate tra il 9 e il 15 novembre e oltre 1,2 milioni di interazioni.

In questo contesto si è inserito il servizio di Report sulle liste d’attesa e i trucchi utilizzati dalle Regioni per nascondere i ritardi sulle prestazioni sanitarie. La Campania sarebbe fra le regioni meno virtuose (in buona compagnia della Puglia, del Lazio, dell’Emilia Romagna) per quanto riguarda l’erogazione delle prestazioni sanitarie. E gli ottimi risultati che vengono mostrati sono il frutto di una sorta di manipolazione fatta grazie all’uso sapiente dei rifiuti non calcolati. Funziona in due modi. Nel primo il cittadino si ritrova degli appuntamenti rifiutati di cui però non è mai venuto a conoscenza. Il secondo è quello di proporre al cittadino un appuntamento nei tempi corretti ma in una struttura molto lontana rispetto alla sua abitazione. La conseguenza p che spesso il malcapitato rifiuta preferendo una struttura più vicina anche se l’appuntamento ha un’attesa più lunga. Il risultato è che, in entrambi i casi, non verranno calcolati ai fini statistici facendo risultare come virtuosi dei sistemi sanitari regionali tutt’altro che efficienti.

Tutto questo in prima serata con De Luca in primo piano mentre scappa dalle domande del giornalista, con le elezioni alle porte e il candidato del centrodestra Cirielli sta recuperando voti su Fico.

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