Giustizia, il sottosegretario Delmastro: "Il 90% delle toghe festeggerà. Nessun giudice più succube delle correnti"
«Questa riforma era una necessità morale impellente dopo quanto abbiamo scoperto all’hotel Champagne con il Palamara-Gate. Il 90 per cento dei giudici festeggerà, insieme a noi, una cambiamento epocale, storico e necessario. Grazie al sorteggio per il Csm i magistrati potranno confidare, d’ora in avanti, solo nella loro professionalità. Non dovranno più chinare il capo di fronte al capo corrente di turno perché nell’era di Giorgia si avanza per merito e non per affiliazione». A dirlo Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla giustizia.
Cosa significa quanto è accaduto ieri in Senato?
«Abbiamo risposto, con i fatti, a tutti quelli che hanno detto, per mesi, che non ce l’avremmo fatta».
Quale il messaggio, dunque, che si sente di lanciare agli scettici?
«Giorgia Meloni ci ha insegnato che in democrazia esiste un solo potere: il popolo sovrano dal quale abbiamo ricevuto il consenso per cambiare il Paese. Consegneremo finalmente ai nostri figli un articolo 111 della Costituzione, che non sarà più una lettera morta sul giusto processo. Questo ora sarà celebrato di fronte a un giudice terzo e indipendente nel contraddittorio per la parità processuale fra pubblica accusa e difesa».
Cosa cambierà, invece, con l’Alta Corte Disciplinare?
«Viene introdotto un principio noto a tutti gli italiani: a chi sbaglia paga. Grazie un organismo terzo, indipendente e di altissimo valore saranno valutati eventuali errori per colpa grave o peggio per dolo, sperando quest’ultimo di poterlo sempre escludere. Accadrà per i magistrati quello che succede per tutti i nostri connazionali, dall’operaio al manager. Ci sarà qualcun altro che valuterà il loro operato».
Adesso, dunque, si va al referendum. Siete convinti di vincerlo? Farete campagna elettorale?
«Ritengo che agli italiani basterà effettuare una sola domanda: vi piace la giustizia così com’è? Vi è piaciuto quello spaccato rappresentato nei libri di Palamara, tramite i quali, solo dal buco della serratura, abbiamo potuto vedere il mercimonio che esisteva in una delle istituzioni più sacre della Repubblica, il Csm? La risposta sarà sicuramente una: “no”».
Sarà una prova del nove, quindi, per la maggioranza e il governo? Non teme che quest’esecutivo possa cadere nella medesima trappola in cui è già caduto Renzi?
«Esiste una differenza abissale tra Renzi e Meloni. Giorgia non è un’avventuriera. Non gioca a poker con il destino dell’Italia. Ha ereditato una nazione in gravi difficoltà, con una guerra alle porte d’Europa e una in Medio Oriente, e, nonostante ciò, sta ottenendo risultati eccezionali. Pur avendo trovato a Palazzzo Chigi venti anni di perdita del potere reale di acquisto e un’impennata della disoccupazione, oggi, celebra un milione e 200 mila posti di lavoro in più. I salari crescono più dell’inflazione».
L’Anm, intanto, protesta per quanto voluto dal ministro Nordio...
«L’autonomia, la libertà e l’indipendenza della magistratura è stata determinata dal Csm. Anche mio figlio, pur avendo 11 anni, riprendendo un noto spot, mi ha detto: perché stavolta due non è meglio di uno? In questo caso, poi, saranno raddoppiate le garanzie per gli stessi togati. Chi si oppone, quindi, sono solo i protagonisti o gli epigoni, a seconda delle diverse gradazioni, del famoso "sistema Palamara". Non dimentichiamo che lo stesso Falcone era favorevole alla separazione delle carriere».
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