De Magistris: "Fico e il campo slabbrato. Manfredi e Gualtieri al posto di Schlein? Con loro Meloni vince per vent'anni"
«Non puoi mettere insieme tutto e il contrario, o meglio chiunque, indipendentemente dal profilo politico ed etico, pur di battere le destre. La somma delle persone non è sinonimo di vittoria». Parola di Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli e più di un semplice volto dell’universo progressista.
Perché ritiene debole il progetto di Fico? Lo sosterrà?
«L’ex presidente della Camera ha messo insieme tutti coloro che che fino a ieri criticava (Mastella, Cesaro, De Luca, Sommese, Moecerino), profili che tra loro non condividono nulla. Ecco perché nel suo campo largo si può parlare una sola lingua, quella delle poltrone.
Preferisco, dunque, restarmene in disparte e aspettare le prossime amministrative a Napoli, dove sarò protagonista con una vera alternativa, che rinunciare a due valori fondamentali come coerenza e credibilità.
Fico mi ricorda tanto chi diceva che in Sicilia senza Andreotti non si poteva vincere, pure se poi si rischiava di trovarsi dentro persone che avevano contiguità con altri mondi. Se si va avanti, però, con il campo slabbrato non si fa altro che rafforzare le destre».
Quale la medicina che consiglia a questa sinistra?
«Mi sembra esagerato definirla sinistra. Parliamo solo di un insieme di portatori di voti. Schlein ha provato a liberare il Partito Democratico, ma alla fine è dovuta sottostare ai soliti schemi. In questa coalizione, non c’è davvero nulla di sinistra. Basti pensare all’acqua pubblica. Dove è finita quella battaglia, a parte qualche slogan dell’ultimo secondo? Sono gli stessi sindaci, che oggi si ergono a leader del progressismo, vedi il Manfredi di turno, ad aver favorito una lenta privatizzazione di un bene essenziale».
Il suo successore a Palazzo San Giacomo, intanto, è in corsa per la poltrona più importante del Nazareno...
«Se si vuole far vincere Meloni per i prossimi vent’anni è una buona scelta. Manfredi è il simbolo dei poteri forti, di un apparato disconnesso dal popolo. Medesimo discorso vale per il Gualtieri di turno o meglio per chi ha la sua stessa postura. Manfredi ha utilizzato il rilancio di Napoli, pur non avendone merito, come trampolino per una carriera politica. Il problema, però, è che non stiamo parlando del garante del popolo napoletano, ma di apparati, che sono il contrario di quello che una sinistra dovrebbe essere. Come si può pensare di battere Giorgia Meloni che, a suo modo, è naziona-lpopolare, è nata e vissuta in un quartiere, sa stare in mezzo alla gente e ascoltarla, con i prodotti da laboratorio o meglio ancora con proposte dell’ultima ora spuntate in qualche chat tra pochi?».
Medesimo ragionamento vale per il Movimento 5 Stelle?
«Oggi è parte del sistema. Non può ergersi Conte a paladino della questione morale e poi far valere certe alleanze sui territori. Significa che sei come tutti gli altri. Anzi, questo modo di fare gli si ritorcerà contro come un boomerang».
La stessa battaglia Pro Pal non sembra aver portato i frutti sperati ai moderni compagni...
«Ci sono sempre stato nelle piazze, con umiltà, passione e convinzione. Pur essendo stato tra i primi ad aver riconosciuto lo Stato della Palestina, però, non ho mai cercato di intestarmi cause che non possono appartenere a una parte. Commette un errore chi pensa di mettere un cappello a milioni di persone, che sono scese in strada solo per protestare contro un genocidio».
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