Vitalizi, Ricciardi (M5S): «È una battaglia di civiltà. Agiamo per convinzione. Non importa la compagnia»
Il capogruppo grillino a Montecitorio: «Scelta inammissibile. Una questione di etica pubblica che va oltre le bandiere»
«Non è ammissibile che si parli di ridare i vitalizi a 1300 ex deputati mentre ci sono milioni di persone che non riescono a effettuare delle cure mediche e a pagare le bollette o le rate dei mutui. Proprio oggi l’Istat ci dice che il carrello della spesa a giugno è aumentato ancora». A dirlo Riccardo Ricciardi, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati.
Domani a Montecitorio si torna a parlare di vitalizi. Perché sarebbe sbagliato ripristinarli?
«Perché i vitalizi erano e restano un privilegio, ancora più odioso se pensiamo alle pensioni da fame che prendono gli italiani che hanno lavorato una vita e che si sono visti “regalare” in busta paga dalla Meloni un aumento di 1,80 euro per le minime. I vitalizi sono una rendita a vita pagata con le tasse di cittadini che lavorano spesso con salari da fame. Quello che una certa politica chiama un “diritto”, in realtà non è altro che uno sfacciato privilegio che grazie al M5S è stato abolito nel 2018, con una delibera a prima firma dell’allora presidente della Camera Roberto Fico che ora stanno provando a smantellare».
Il Movimento 5 Stelle, da subito, si è schierato in modo netto per difendere quanto voluto da Fico. Siete ancora la forza della lotta alla casta?
</CF>«Noi siamo una forza che si batte contro i privilegi e contro tutti coloro che lucrano sulle sofferenze di chi è in difficoltà. Lo eravamo allora e lo siamo oggi. Ci siamo battuti per tassare gli extraprofitti bancari e ci battiamo oggi per chiedere di tassare i colossi del web che, a differenza dei nostri imprenditori che versano quasi il 50% di tasse, non mettono nemmeno un euro nelle casse dello Stato».
Tra i beneficiari di questo privilegio ci sono anche molti onorevoli di sinistra. Ciò non la preoccupa?
«In nessun modo. Tra l’altro di esponenti di destra ce ne sono moltissimi. Le faccio qualche esempio: c’è Italo Bocchino, megafono televisivo di Giorgia Meloni, Mario Landolfi, ex ministro del governo Berlusconi condannato per corruzione. E poi come dimenticare Scajola, l’uomo a cui comprarono un attico al Colosseo a sua insaputa».
Perché i vostri alleati, dopo la forte presa di posizione del Movimento, non hanno proferito ancora parola?
«Noi non facciamo le nostre battaglie sulla base della compagnia, le facciamo per convinzione. Comprendo il gioco di buttare sempre la palla nell’altro campo, ma deve anche ricordare che la maggioranza del governo Meloni dispone di tutti gli strumenti per evitare il ritorno dei vitalizi. E se non lo fa dovrà assumersene la responsabilità politica, etica e morale».
Su questioni come quella dei vitalizi bisognerebbe andare oltre i tradizionali steccati partitici?
«La questione dei vitalizi è una questione di etica pubblica e va ben oltre le bandiere e i colori di appartenenza. Purtroppo da questo punto di vista il governo Meloni si è dimostrato il peggio del peggio. Abbiamo ministri che fermano i treni con un cenno della mano, sottosegretari che lavorano più per la sanità privata che per quella pubblica, figli di Presidenti del Senato che vanno ai vertici di grandi aziende sulla base del loro pedigree. Il tentativo di ripristinare i vitalizi è la diretta conseguenza di un’idea di potere distorta, acquisito non per merito, ma per prossimità».
Perché la maggioranza dovrebbe difendere un qualcosa volto a tutelare soprattutto i volti storici della sinistra?
«Le ho già risposto direi. Bocchino non è certo un’icona della sinistra. Semmai è un volto storico di Giorgia Meloni, o quantomeno quello televisivo».
I 5 Stelle stanno facendo una crociata sul salario minimo. Non dovrebbe essere questa la priorità?
«Il salario minimo è una priorità perché permette di difendere gli ultimi dai soprusi dei potenti, proprio come la lotta ai vitalizi. Ma sa perché non si approva il salario minimo? Perché la maggioranza non lo vuole. Permetta a me di farle una domanda: lei trova normale un Paese nel quale ci sono ex deputati che chiedono un assegno a vita senza neanche aver messo piede in Parlamento quando fuori c’è gente che non ha diritto a una pensione degna dopo aver lavorato per tutta la vita?».
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