Sinistra con la Kefiah

Schlein e il boicottaggio di Israele, il bavaglio al Salone del libro e il Pd in marcia su Gaza

Aldo Rosati

Elly con la kefiah, convinzione e convenienza. In pratica il miscuglio di ingredienti che spiega l’accelerazione del Pd sul Medio Oriente. Anche a costo di un’inevitabile ricaduta: la crescita paurosa dell’antisemitismo nelle piazze. In pratica il diario di bordo del Salone del libro in corso di svolgimento a Torino. Ieri alcune decine di attivisti pro-Pal si sono avvicinati allo stand del Ministero della Difesa per contestare l’annunciata presenza del ministro, al grido di «Crosetto in guerra vacci tu». Il titolare della Difesa ha risposto elegantemente: «Non c'è nessuno che abbia l'autorità morale di decidere chi sta zitto e chi possa parlare». Nei giorni scorsi altre pesantissime contestazioni: prima contro la presentazione del libro del giornalista Nathan Greppi, «La cultura dell’odio»; poi, sempre a Torino, al campus Einaudi, durante un’iniziativa sul diritto allo studio. «Sputi e violenza verbale e fisica contro gli studenti ebrei», ha denunciato poche ore più tardi l'Unione dei Giovani Ebrei Italiani. L'evento era promosso dalle associazioni firmatarie del Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio ed è stato brutalmente sabotato. Alcuni promotori dell'iniziativa sono stati colpiti fisicamente e minacciati.

 

  

 

Poi due iniziative eclatanti in agenda da oggi a mercoledì. A partire dalla carovana solidale diretta a Rafah, con una nutrita delegazione di parlamentari dem (Laura Boldrini, Valentina Ghio, Rachele Scarpa, Arturo Scotto, Nico Stumpo) oltre a colleghi di Avs e M5S. Per far giungere la delegazione nella Striscia i leader del campo largo, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno rivolto un appello a Giorgia Meloni. «Chiediamo alla Presidente di impegnarsi perché i nostri parlamentari possano entrare nella Striscia di Gaza per consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione civile e accompagnarne la distribuzione», si legge nel testo diffuso.

 

 

La seconda iniziativa è l’offensiva parlamentare che culminerà mercoledì alla Camera con la discussione delle nove mozioni su Gaza: la «holding del campo largo» ne ha presentata una sul riconoscimento della Palestina. Un altro fulcro della battaglia campale del Pd è lo stop dell’accordo di associazione tra UE e Israele. Un plotone di «esecuzione» capitanato da un gruppetto di fedelissimi della segretaria (Strada, Tarquinio, Ruotolo, Benifei, Corrado, Zan e Laureti): «Serve l’immediata sospensione dell’Accordo di cooperazione con Israele e l’embargo sulle armi verso Israele». Un punto, questo, molto controverso; non si vuole danneggiare direttamente il governo Netanyahu, ma, nel tentativo di farlo, si rischia di colpire l’intera società israeliana. È esattamente ciò che accade in molte università italiane, dove gli studenti di sinistra chiedono a gran voce la cessazione dei bandi di cooperazione con istituzioni israeliane. Come succede per quasi tutte le incursioni pro-Pal, il campo largo si zittisce: nessuna condanna, soltanto un generale e quasi omertoso silenzio, che suona come una sorta di incoraggiamento. Come se la tensione umanitaria per Gaza, coprisse qualsiasi intrapresa contro Israele, anche le più violente. Insomma nuovi «fascisti» rossi alla riscossa.