
Trump spacca il M5S sugli sforzi per la pace tra filo “volenterosi” e tifosi di Donald

Giuseppe Conte paga “dazio”. Non parliamo delle conseguenze alle imposte applicate sui beni, ma degli sforzi di Trump per la pace. Se l’azione diplomatica del presidente americano potrebbe rivelarsi decisiva nel conflitto tra Ucraina e Russia, si rivela una "bomba esplosiva" per la compagine guidata dall’avvocato di Volturara Appula. Se c’è un aspetto che, da qualche mese a questa parte, spacca in due il “variegato mondo contiano”, è il rapporto con i conservatori statunitensi. C’è chi vorrebbe sfruttare quella “simpatia” emersa ai tempi di Palazzo Chigi e chi, al contrario, intende prendere subito le distanze da un leader scomodo e soprattutto “poco amato” dagli alleati. Basta, d’altronde, ascoltare qualsiasi talk show per capire come il Tycoon sia il più odiato dai compagni 2.0. Nel campo largo, d’altronde, quasi tutti speravano che un’eventuale risoluzione potesse arrivare da Parigi o Londra. In pochissimi tifavano per un seguito al confronto svoltosi a margine del funerale di Papa Francesco. I fatti, però, hanno premiato quell’interlocuzione.
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Ecco perché il furbo Giuseppi, campione nel sapere intercettare l’onda del momento, chiama i suoi e fa battere un lancio in cui s’attesta a baluardo del pacifismo, elogia l’azione portata avanti oltreoceano e soprattutto “bacchetta” quei leader continentali che, fino a questo momento, hanno parlato molto e ottenuto poco. «L’iniziativa dei volenterosi-bellicosi – appare in una nota a firma dei parlamentari delle Commissioni Esteri e Politiche Ue di Camera e Senato - che minacciano Vladimir Putin con ultimatum poco credibili, mentre continuano a promettere armi e truppe a Volodymyr Zelensky, testimonia il drammatico fallimento di un’Europa che non è in grado di intraprendere un’iniziativa diplomatica». Più di una semplice bordata, dunque, a chi è ai vertici continentali. Motivo per cui il comunicato o meglio la presa di posizione finisce col far riemergere una spaccatura, ben nascosta dal legale pugliese.
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Dopo la classica condivisione sulle chat, dunque, c’è chi ritiene un azzardo criticare quelli che sono l’ultimo baluardo alle destre e chi, al contrario, ritiene tale posizione un distinguo utile a emergere in un centrosinistra che parla con una sola voce. Tra gli scettici soprattutto i fautori del governo giallo-rosso. Secondo i ben informati, il gruppo vicino all’ex ministro Patuanelli, pur avendo quest’ultimo sottoscritto la nota, non avrebbe visto di buon occhio le eccessive critiche ai riferimenti dei nuovi alleati. «Come superare le tensioni con Renzi - avrebbe scritto un senatore - se continuiamo a buttare fango sui suoi amici di Renew». Allo stesso modo, c’è chi ritiene «un azzardo criticare quello Starmer che, nei fatti, è l’unica alternativa ai sovranismi». Un centrodestra così compatto, per un noto amministratore del M5S, «si può battere solo dall’esterno, emarginandolo sul piano internazionale». Se questa è la tesi dei pentastellati filo-Pd, non la pensano allo stesso modo i fautori dell’esecutivo giallo-verde, i protagonisti dell’alleanza con Salvini. A distinguersi il fronte degli imprenditori, vedi il Gubitosa di turno o i simpatizzanti Usa, secondo cui sarebbe un errore lasciare le relazioni con la Casa Bianca alla sola Giorgia Meloni. Anzi, bisognerebbe sfruttare l’affinità, emersa negli anni dei vari governi Conte, per ritornare a essere centrali nelle dinamiche planetarie e, dunque, tornare a scalare le gerarchie di un campo largo, in cui gli attori di maggioranza del Pd sono più isolati che mai, considerando le sonore batoste prese dai socialisti su tutti i fronti, continentali e non.
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