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David, Germano attacca il governo: "Come i clan". Mollicone lo inchioda: "Non solo intellettualismi"

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Anche sul palco della 70esima edizione dei David di Donatello si fa politica a senso unico. Elio Germano, che ha ottenuto il riconoscimento come Miglior Attore Protagonista per il suo ruolo in "Berlinguer - La grande ambizione", ha confermato il suo atteggiamento da artista engagé in scena e nel backstage, attaccando frontalmente il governo e più precisamente il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Lo ha fatto con un paragone che supera la misura e che è stato presto bollato come "irricevibile" dal presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale Cultura e innovazione di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone. "Menomale che c’è il presidente Sergio Mattarella - ha detto l'attore a La Presse- perché io ho fatto fatica invece ad ascoltare il rappresentante della cultura del nostro paese, il ministro. Mi piacerebbe che, invece di piazzare i loro uomini nei posti chiave come fanno i clan, si preoccupasse di fare il bene della nostra comunità mettendo le persone competenti nei posti giusti". 

 

 

Una critica alla maggioranza e ai suoi rappresentanti ingiustificata e vergognosa, che è finita presto al centro dei dibattiti televisivi e politici. "Troviamo irricevibile il sillogismo di Elio Germano sui clan. È un bravo attore ma un pessimo politico. Dopo anni di gestione faziosa, il Governo Meloni sta restituendo al mondo del cinema un sistema più equo e competitivo, rilanciando Cinecittà, investendo nelle sale cinematografiche e nel consumo culturale. Il confronto parte sempre dal rispetto personale. Solidarietà al Ministro Giuli e al Sottosegretario Borgonzoni per questo duro e immotivato attacco", ha dichiarato Mollicone in risposta. "Anche Germano, che consideriamo un bravissimo attore, invece di dare 'lezioncine', dovrebbe avere più umiltà, dato il flop di Confidenza, l'ultimo film diretto da Daniele Luchetti in cui era protagonista, che ha ottenuto, a fronte di un costo di 6 milioni e mezzo, oltre 2,7 milioni di fondi ministeriali, incassandone solo 1,5 milioni", ha tuonato il presidente della commissione Cultura della Camera.

 

 

"Gli riconosciamo certo la qualità attoriale, testimoniata anche dal Globo d'oro" - ha continuato Mollicone - "ma gli consiglieremmo più modestia. Il cinema italiano non può vivere solo di intellettualismi ma deve essere competitivo". Germano, però, quando è stato chiamato a ritirare la statuetta, ha colto l'occasione per un appello pro Palestina e pro migranti. "Voglio dedicare questo premio proprio a tutte le persone che lottano, che lotteranno ancora e che continueranno a lottare per il raggiungimento quella parità di dignità che c’è scritta nella nostra Costituzione. Una persona povera deve avere la stessa dignità di una persona ricca, deve poter accedere all'istruzione, alla sanità e una donna deve avere la stessa dignità di un uomo, un nero la stessa dignità di un bianco, un italiano la stessa dignità di uno straniero e permettetemi di dire un palestinese la stessa dignità di un israeliano", ha scandito. 

 

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