spaccati sulle armi
Piazzata rossa sull'Europa: già volano gli stracci tra chi vuole le armi e chi le detesta
Più che una piazza, una sala d’attesa. Ognuno ad aspettare la sua coincidenza, il tempo di un saluto, di un selfie da pubblicare sui social, e poi tanti saluti. Così la tregua è durata lo spazio di qualche ora. È bastato uscire da Piazza del Popolo, per riprendere il litigio interrotto da uno spot. D’altra parte lo stesso appello di Michele Serra lasciava adito a qualche confusione di troppo: Europa si, ma come?
Il primo a rompere la retorica dell’abbraccio corale, è stato Carlo Calenda. Al leader di Azione è andato di traverso l’editoriale domenicale del direttore della Stampa: «Ci pensa Malaguti a sporcare una bella piazza il giorno dopo con del populismo d'accatto. "La politica ha fallito"; "ci vuole aria nuova", "meno armi e più idee". Tutto il repertorio grillino. Mai uno spunto autocritico».
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Insomma una lavata di capo in piena regola, che se ne tira dietro subito un’altra. L’avvocato difensore del direttore del quotidiano torinese è il co leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che sabato nella piazza romana rappresentava l’anima "pacifista" (maggioritaria). «Per Carlo Calenda chi non la pensa come lui diventa un nemico. Dire che ci vogliono meno armi per lui significa sporcare una piazza. Intollerante! Calenda dovresti fare i conti con un valore che si chiama libertà di pensiero: vale per il direttore Malaguti e vale per chiunque», è la risposta del deputato verde. Sempre dalla sponda di Azione, molto critico Osvaldo Napoli: «Con Elly Schlein irrilevante in Europa, Meloni ringrazia».
Per l’esponente calendiano: «Isolato all’interno dei socialisti europei, impegnato nella rincorsa a perdifiato a quel principe della demagogia che è Giuseppe Conte, il Pd ha vissuto una mutazione genetica tanto profonda da essere irriconoscibile rispetto alla forza di governo fondata da Veltroni e Gentiloni».
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La mozione "no armi" sembra però essere uscita dalla giornata di piazza, con più baldanza. È l’altro "gemello" di Avs, Nicola Fratoianni, a dirlo esplicitamente: «Le tre forze principali dell’opposizione hanno la stessa posizione se c’è qualcuno che deve preoccuparsi delle proprie divisioni è il centrodestra e Giorgia Meloni». «Noi stiamo facendo passi in avanti, se c’è qualcuno che deve preoccuparsi delle sue divisioni in questo momento - conclude Fratoianni - non siamo noi, mi pare che sia la maggioranza e il governo».
Come dire che la posizione assunta durante la plenaria da mezzo Pd che ha votato si alla difesa Ue non ha diritto di cittadinanza dentro il centrosinistra. L’altro leader, che pure non è sceso in piazza con l’editorialista di Repubblica, Giuseppe Conte intanto si gode i "dividendi". Se la Piazza del Popolo di sabato non aveva una proposta condivisa, il M5S organizzerà il proprio raduno pacifista il 5 aprile, «senza guerrafondai». Ribadisce l’ex Presidente del Consiglio: «La nostra Europa non è certo quella del folle Piano di Riarmo. Piano che lascia gli Stati liberi di spendere in armi una montagna spropositata di miliardi, in ordine sparso e senza una difesa comune mentre si impongono vincoli sulle spese in sanità e scuola, per le imprese e l'innovazione».
In pratica le posizioni inconciliabili del campo largo. Le riepiloga il deputato pentastellato Marco Pellegrini: «In Piazza del Popolo c’erano i guerrafondai irresponsabili che hanno soffiato sul fuoco del conflitto russo-ucraino, sbarrando la strada a ogni tentativo di negoziato, bollando come putiniani chiunque – come noi – spingeva sui negoziati e sulla diplomazia, ed anche chi voleva la pace». Con la conclusione che: «La situazione è troppo delicata e grave, non è il momento dell’ambiguità e dell’incertezza».
In Piazza del Popolo anche i vessilli distinguevano una comunità politica dall’altra. La segretaria del Pd con i colori dell’Europa, la sua maggioranza con le bandiere arcobaleno la minoranza, come il senatore Filippo Sensi, con i colori dell’Ucraina. Il segretario di Azione Carlo Calenda è arrivato in piazza insieme agli esponenti delle comunità ucraine e georgiana. Con gli ucraini anche Riccardo Magi, di Più Europa, e qualche esponente Pd critico con la segretaria, come Pina Picierno e Alessandro Alfieri. Una vasta gamma di idee diverse, che presto o tardi, saranno pronte a riemergere fragorosamente. In Parlamento o nelle Piazze. Difficile non perdersi di vista, come ha chiesto Michele Serra, impossibile ritrovarsi.