i compagni delle foibe
Gualtieri e Anpi assenti per Porzûs: così la sinistra cancella il Ricordo
Si fa presto a dire «memoria condivisa»: la cerimonia di inaugurazione della targa dedicata alle vittime dell’eccidio di Porzûs che si è tenuta ieri a Roma si ricorderà soprattutto per le assenze «eccellenti». Era un evento storico ma il sindaco Roberto Gualtieri non c’era. La città «medaglia d’oro della Resistenza», che riconosce l’altra faccia di una guerra civile consumata all’interno della brigate partigiane, una lotta intestina fra le formazioni garibaldine e la divisione Osoppo. Una pagina sanguinosa, scomoda da sfogliare, pagina che risale all’inverno del 1945 oggetto per molti anni di un’amnesia collettiva della sinistra. Un altro caso di «memoria oscurata» è quello del senatore di FdI Roberto Menia che sta per cominciare un tour nelle scuole per presentare un suo libro dedicato alle Foibe e ai tragici avvenimenti del fronte orientale. Gli studenti romani dell’Istituto Rossellini, dove era stato programmato un incontro per martedì, sarebbero pronti a impedire l’ingresso del parlamentare di Fratelli d’Italia. Dietro la «protesta» degli alunni ci sarebbero infatti alcuni docenti.
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«Noto che c’è un acuirsi di negazionismo, riduzionismo e giustificazionismo, polemiche pretestuose ha commentato Menia - C’è una regressione da parte della sinistra, io ricordo una sinistra intelligente, aperta al dialogo, penso a Luciano Violante e altri, capace di interloquire. Faccio presente - ha continuato il senatore di FdI - che la legge che istituisce la Giornata del Ricordo fu votata da tutto il Parlamento tranne che da Rifondazione comunista». In quanto alla contestazione del Rossellini, nessun dietrofront: «Ci sarò ed entrerò dalla porta principale». Ma dicevamo di Roma, dove, a Largo Chiarini, proprio dinanzi alle Mura Aureliane, nel piccolo parco da ieri c’è una targa che ricorda l’Eccidio del 7 febbraio di 80 anni fa. Nell’anno del Giubileo della pace era un evento importante, colmava un «vuoto» della memoria, ma Gualtieri - per precedenti impegni-non era presente. A rappresentare il Campidoglio è stata la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli. Assente anche il presidente del Municipio ma, soprattutto, l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani. La rimozione di quei fatti alle estreme latitudini della sinistra continua. In compenso hanno risposto all’appello l’ Anpc, Associazione nazionale dei partigiani cristiani; Bersaglieri; Volontari della libertà; Opera caduti senza croce; Associazione Venezia-Giulia-Dalmazia e i rappresentanti della Brigata Osoppo in connessione con le cerimonie in corso da ieri in Friuli Venezia Giulia in preparazione della Giornata nazionale della Memoriae il senatore azzurro.
Presente tra gli altri anche Anna De Gregori, figlia del comandante caduto nel ’45 nonché cugina del cantautore Francesco. «La mia famiglia e quella di Francesco sono cresciute nel ricordo di mio padre, senza mai dimenticare cosa accadde in quegli anni». Tra le vittime dell’eccidio anche Guidalberto Pasolini, una morte che segnò profondamente l’animo e le scelte future del fratello Pier Paolo. La mozione del Consiglio capitolino in cui si votò all’unanimità l’intitolazione di una targa in memoria delle vittime di Porzûs risale al 22 marzo del 2022. Promotore Francesco Carpano, esponente di Forza Italia. «Quando si ricordano quei drammatici eventi - ha detto intervenendo alla cerimonia il consigliere azzurro - si usano abitualmente due termini, “fatti contrastanti e sottaciuti”. Io credo che sia vera soprattutto la seconda definizione. Il Pci voleva favorire la cessione di porzioni di territorio italiano, in particolare friulano, alla Jugoslavia di Tito. Emerge dalle note lettere del 1944 tra Palmiro Togliatti e Vincenzo Bianco – ha continuato Carpano - da ciò derivarono il passaggio di un gruppo partigiano comunista, la Garibaldi-Natisone, sotto il comando delle armate titine, che erano di stanza nella zona, e l’ordine della Garibaldi-Natisone ai Gap di eliminare ogni elemento italiano che si opponesse a questo obiettivo. Era il caso della Brigata Osoppo, gruppo di combattenti in larga parte composto da militari, cappellani militari e azionisti che si oppose all’occupante tedesco quanto all’espansionismo».
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E il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, presente alla cerimonia, ha detto: «Quella di Porzûs è una strage dimenticata per troppo tempo. La guerra di liberazione, è stata anche guerra civile, conflitto tra italiani fascisti e italiani partigiani, e anche all’interno della coalizione antifascista ci furono motivi di discordia; non ultimo, il rapporto contrastato con la controparte jugoslava». La toponomastica può diventare uno strumento di riappacificazione, il filo tra presente e passato. Le forze partigiane slovene chiesero ai reparti italiani di passare sotto il loro controllo agli ordini del maresciallo Tito. La Brigata Osoppo, comandata dal capo di stato maggiore Francesco De Gregori salì nella zona libera del Friuli orientale, le malghe di Porzûs. Dove si consumerà la strage, De Gregori ucciso dai garibaldini guidati da Arturo Toffanin, un fanatico legato agli sloveni, e altri 16 partigiani furono trucidati a valle, tra loro anche una donna. Da ieri una targa ricorda tutto questo «per non dimenticare».