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L'incastro tra Sisto ed Emiliano: uno alla Consulta, l'altro in Senato

Mira Brunello
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Qualcosa più di una suggestione, per dire che la notizia ormai circola con insistenza. E viene data quasi per fatta. Una sorta di incastro perfetto, che potrebbe chiudere diverse partite aperte, con buona pace di tutti. È l’ipotesi che l’attuale viceministro alla Giustizia di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, possa diventare membro della Corte costituzionale. Una sorta di risarcimento perché l’avvocato pugliese fu già candidato alla Consulta nel 2015, ed uscì di scena solo alle 33esima votazione. Allora Sisto fu vittima di una triangolazione tra i presidenti delle Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini con l’emergente M5S, ed il centro destra di fatto escluso dalla Corte, con grande scorno di Silvio Berlusconi. Il trasferimento del viceministro alla Giustizia aprirebbe la strada alle elezioni suppletive nel collegio senatoriale di Andria-Murgia-Martina Franca, dove Sisto è stato eletto due anni fa, alle ultime consultazioni politiche. Una suppletiva che potrebbe incrociarsi con i destini della Regione e soprattutto del suo presidente, Michele Emiliano, che si vedrebbe spalancare le porte di Palazzo Madama. E soprattutto toglierlo dall’impaccio (insieme ad Elly Schlein) del terzo mandato, modello Vincenzo De Luca.

 

 

Insomma, l’incastro perfetto visto che il governatore in questo modo riuscirebbe a restare al centro dello scenario della sua Regione, ed in pratica a scegliere il suo successore. Che sulla carta sembra essere (al netto dei suoi problemi giudiziari) l’eurodeputato più votato in Italia, l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. Una possibilità che sarebbe stata discussa nei giorni scorsi anche a Bruxelles, dallo stesso ex primo cittadino con il vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto. Se dalle parole si passerà ai fatti, Sisto potrà rifarsi dello sgarbo di quasi dieci anni fa e diventare giudice costituzionale, e Michele Emiliano allungare ulteriormente la sua carriera politica, iniziata proprio alla guida del Comune di Bari. Il collegio uninominale di Andria è alla sua portata: comprende otto Comuni della Bat, 15 della Murgia barese e Martina Franca nel Tarantino. Città in cui il consenso del Governatore è ancora forte. In pratica due anni e mezzo da senatore, evitando di contestare la segretaria del Pd sul terzo mandato, un bottino niente male per l’ex magistrato.

 

 

Il probabile prossimo ritorno in Italia di Decaro, agita le acque nella delegazione dem al Parlamento Europeo, dove altri sperano di avere la stessa fortuna del collega pugliese. Il più impaziente è Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, volato in Europa grazie al sostegno messo in piedi da Goffredo Bettini. Ricci già si vede come il prossimo candidato del campo largo alle elezioni regionali delle Marche. Anche in virtù di una combinazione che gioca a suo favore. La prima dei non eletti nella circoscrizione Centro, è un’altra marchigiana, Alessia Morani, che potrebbe prendere il suo posto, non alterando la rappresentazione della Regione. Elly Schlein ci sta pensando ma intanto Matteo Ricci freme. Un altro inquieto è Dario Nardella che brama per tornare al centro della scena politica nazionale. Anche lui, prima ha sondato la via regionale, tentando di scalzare il candidato del Pd in Toscana, che alla fine dovrebbe riuscire a salvarsi, il Presidente uscente Eugenio Giani. Fallito il bersaglio a Firenze, Nardella è stato dieci anni a Palazzo Vecchio, ora cerca altre opportunità, lontano da Bruxelles. O l’incastro perfetto, come quello che potrebbe capitare a Michele Emiliano.

 

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