
Elezioni, Renzi è stanco dei diktat di Orlando e M5S: “Libertà di voto in Liguria”

Il campo largo è solo una cotta estiva. Italia Viva non parteciperà alle prossime regionali in Liguria e lascerà «libertà di voto» ai propri elettori. La decisione è arrivata dopo che il candidato alla presidenza della Regione, a sorpresa, non ha inserito la "civica" in cui era presente Italia Viva nell’elenco delle cosiddette liste "apparentate". La decisione, secondo i ben informati, sarebbe dovuta all’ennesimo veto pentastellato. Per Giuseppe Conte i renziani non possono stare nella coalizione a sostegno dell’ex Guardasigilli, neanche se ben nascosti, come stabilito in un precedente accordo con la segretaria Elly Schlein. A chiarire sulle ragioni dell’inatteso divorzio è la coordinatrice nazionale di Iv Raffaella Paita, stanca delle imposizioni da soviet da parte dei pentastellati: «In queste settimane – ribadisce – abbiamo offerto la massima disponibilità e lavorato con generosità per costruire una coalizione credibile e riformista per il dopo Toti. Ci siamo resi disponibili a superare i veti del passato e persino abbiamo deciso di non presentare il nostro simbolo, confluendo in una lista con gli amici di +Europa e socialisti».
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Gli stessi renziani, fino a qualche ora dell’imprevista esclusione, infatti, si erano adoperati per trovare una serie di profili utili a una compagine senza colori. «Gli accordi col candidato presidente e con gli altri partiti – spiega Paita - hanno portato alla creazione della lista “Riformisti Uniti”, apparentata con lo stesso Andrea Orlando, come si può vedere dai documenti. Ma nelle ultime ore, su pressione dei 5 Stelle, ci è stato chiesto di eliminare l’apparentamento o cancellare i nomi di alcuni nostri rappresentanti. E per noi non è politicamente serio». Questa, però, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. La scissione, riferisce chi conosce uomini e donne della Leopolda, si avvertiva da giorni nell’aria, considerando i continui attacchi, a suon di comunicati, da parte di Conte a Matteo Renzi.
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La scelta, intrapresa in Liguria, intanto, rischia di far saltare il patto nazionale tra il giglio fiorentino e il Pd di Elly, che non ha fatto nulla per tutelare le posizioni renziane. «Siamo disponibili – ribadisce Paita - a fare accordi col centrosinistra, ma non a tutti i costi. E questo deve essere chiaro per l’oggi e per il domani. Noi siamo favorevoli a una coalizione di centrosinistra, anche facendo un generoso sforzo di mediazione, ma per noi prima delle poltrone viene la dignità». Se per il futuro o meglio le politiche, comunque, nulla è precluso, anzi c’è già chi sostiene che il furbo Matteo abbia voluto alzare la posta, la decisione di Italia Viva rende in salita e non poco il cammino di Orlando a Genova e dintorni. Se il centrodestra non si è diviso neanche in seguito alle dimissioni di Toti, i centristi di sinistra risultano più spaccati che mai. Ecco perché sarebbe stato lo stesso Orlando, che non si aspettava una reazione così decisa, a pressare sul Nazareno per trovare qualsiasi soluzione possa servire a ricucire con quel Matteo, i cui voti, in Liguria, potrebbero essere più che determinanti.
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