Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ue, partono le trattative per le cariche. Von der Leyen spera nel bis: tutte le manovre possibili

  • a
  • a
  • a

La maggioranza Ursula potrebbe fare il bis, governando il Parlamento Europeo nel prossimo quinquennio senza variazioni sostanziali di perimetro, anche se siamo solo all’inizio dei giochi e tutto può succedere. Domattina a Bruxelles si riunirà il gruppo del Partito Popolare Europeo, uscito vincitore dalle urne con 186 seggi, 51 in più del secondo, i Socialisti e Democratici, che ne hanno 135. Insieme a Renew Europe, che ne conta 79, una ventina abbondante in meno rispetto alla precedente legislatura, la maggioranza ha attualmente 400 seggi tondi tondi, meno dei 417 del 2019-24, ma abbastanza da assicurare un margine abbastanza confortevole (la maggioranza dei componenti dell’Aula è 361). Il numero dei membri dei tre gruppi, inoltre, potrà rimpolparsi con eventuali nuovi ingressi, pescando tra i 55 neoeletti ed eventualmente tra i 45 Non Iscritti. Queste due ultime categorie formano un bacino complessivo di 100 eurodeputati.

 

 

Tra i neoeletti c’è di tutto, a partire dagli ultranazionalisti polacchi di Konfederacija, a destra del Pis, che portano a Strasburgo ben sei eurodeputati, ma anche, per esempio, 2 di Volt Nederland, partito di orientamento nettamente pro Ue. La maggioranza, in teoria, potrebbe allargarsi: i Verdi/Ale hanno già detto di essere disponibili, anche perché sanno bene che, senza Ursula von der Leyen, il Green Deal non ci sarebbe mai stato. Ma nel Ppe non sembra esserci molto appetito per accogliere gli ecologisti: Manfred Weber non si fida, dato che non hanno votato né il nuovo patto di stabilità, frutto di una lunghissima trattativa, né, ancora più grave agli occhi dei Popolari, il patto sulle migrazioni e l’asilo, un compromesso anch’esso ma l’unico realisticamente possibile. L’allargamento ai Verdi appare improbabile, allo stato. Per contro, anche un allargamento formale della maggioranza all’Ecr sembra difficile, almeno per ora, perché Socialisti e Liberali hanno già detto chiaramente che non se ne parla. E, senza i Socialisti, per il Ppe mettere insieme una maggioranza sarebbe difficile: i due gruppi hanno bisogno l’uno dell’altro.

 

 

Bisognerà vedere se la posizione dei Liberali, con i francesi di Renaissance indeboliti dalla sconfitta subita per mano del Rassemblement National, reggerà, dato che, per esempio, il Vvd di Mark Rutte, liberalconservatore, ha fatto in Olanda un accordo di coalizione con l’estrema destra del Pvv di Geert Wilders. La capogruppo francese Valérie Hayer, che viene da Renaissance (una delle componenti di Renew, nata dall’accordo dei macronisti con i Liberali dell’Alde) aveva annunciato che si sarebbe discusso dell’espulsione del Vvd dal gruppo, ma ha dovuto fare marcia indietro, rinviando la questione. Con soli 79 eurodeputati e l’Ecr a 73, con un bacino di neoeletti a disposizione in cui pescare, la posizione di terzo gruppo dell’Aula di Renew è seriamente a rischio. Tuttavia, per ora un allargamento formale a destra appare molto difficile. Ciò non esclude affatto, naturalmente, che parte dell’Ecr possa decidere di votare von der Leyen ugualmente in Aula. Potrebbe farlo, per esempio, Fratelli d’Italia, magari in cambio di un vicepresidente della Commissione con deleghe di peso. Non sarebbe una novità: Fdi oggi governa un grande Paese, come il Pis polacco nel 2019. I polacchi, che allora governavano a Varsavia mentre oggi sono all’opposizione, votarono von der Leyen nel luglio 2019, perché avevano ottenuto il commissario all’Agricoltura, fondamentale per la Polonia. Nel 2019, Fratelli d’Italia non votò von der Leyen, perché non ne aveva motivo dato che era all’opposizione, ma nel 2024 potrebbe farlo, governando un grande Paese come l’Italia. Per ora, si tratta solo di speculazioni, perché i leader tengono le carte coperte. Occorrerà anche vedere cosa succederà a destra, dove si intravedono movimenti che potrebbero portare a cambiamenti negli attuali assetti dei gruppi, come aveva previsto von der Leyen. Qualcosa in più, comunque, si dovrebbe capire lunedì 17 giugno, quando i capi di Stato e di governo si riuniranno a cena per discutere dei ’top jobs’. Alla riunione informale, com’è noto ormai da settimane, non è stata invitata von der Leyen, la quale però oggi ha fatto sapere, tramite una portavoce, che si aspetta di ricevere l’invito, dato che fa parte del Consiglio Europeo. Il presidente Charles Michel si sta consultando con i leader e deciderà come procedere, spiegano fonti Ue. Von der Leyen e Michel hanno notoriamente pessimi rapporti. Il prossimo presidente del Consiglio Europeo spetterà ai Socialisti: c’è da augurarsi, se non altro, che il prescelto abbia relazioni migliori con l’altro marciapiede di Rue de la Loi.

 

Dai blog