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Votopoli, la sfida di Fabrizio Tatarella: "Riprendiamoci Bari per mio zio Pinuccio"

Giuseppe China
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«Ferma restando la presunzione di innocenza è chiaro che il centrosinistra di Bari e pugliese dal punto di vista etico la sua partita l’ha già persa. Sotto il profilo politico è stato scoperchiato il vaso di Pandora: un sistema quello di Michele Emiliano e Antonio Decaro - afferma in un’intervista al Tempo Fabrizio Tatarella, barese doc e vicepresidente della fondazione che porta il suo cognome - che era sotto gli occhi di tutti. Uno schema ventennale che ha confinato i partiti politici e certificato che l’amministrazione della cosa pubblica era finalizzata all’accrescimento del proprio consenso personale». La corsa a due nel centrosinistra era nell’aria da tempo, 48 ore fa è giunta l’ufficialità: da una parte Vito Leccese e dall’altra Michele Laforgia. Eppure nel comunicato congiunto hanno ritrovato unità, definendo la destra «arrogante e retrograda». «Le rispondo con una battuta: se Cristo si è fermato a Eboli, il campo largo si è fermato - anzi naufragato - a Bari. Il loro problema è che la destra non fa altro che denunciare ciò che è accaduto. Peccato che dovrebbero essere i primi a farlo. Ma non solo perché invece di pensare a lavare i panni sporchi in famiglia si permettono pure di parlare di “arroganza”. Un comportamento del genere non è ammissibile. Detto in altri termini così è troppo facile». Cosa avrebbe pensato di tutto questo suo zio Pinuccio Tatarella? «Credo che per ragioni di opportunità, date dal clima politico attuale, avrebbe evitato il voto in programma l’8 e 9 giugno. Senza dubbio avrebbe messo al centro del dibattito la città di Bari e il suo futuro. Noi, invece, corriamo concretamente il rischio che in campagna elettorale si parli solo delle inchieste giudiziarie e ciò contribuisce ad avvelenare ancora di più la situazione. Circostanze che rischiano di lasciare un marchio indelebile, qualora intervenisse lo scioglimento per mafia, nella storia di Bari».

Mi pare di intuire che secondo lei non si voterà. È così? «A mio giudizio non ci sono le condizioni. Spero che la tornata elettorale slitti di qualche mese. D’altronde il 26 giugno i membri della commissione di accesso voluta dal Viminale (per accertare la presenza mafiosa in Comune, ndr) dovranno inviare l’esito della loro valutazione. A quel punto il prefetto ha a disposizione 45 giorni di tempo per trasmettere gli atti al governo, che poi con un Consiglio dei ministri, previa controfirma del Presidente della Repubblica, potrebbe procedere con lo scioglimento per criminalità organizza. Non dimentichiamoci che domani verrà pubblicato con decreto ministeriale l’elenco dei comuni al voto il prossimo giugno». Il candidato del centrodestra Fabio Romito è l’uomo giusto per Bari? «Ama profondamente questa città e grazie all’entusiasmo della sua giovane età può rappresentare la rottura col vecchio sistema e favorire il ricambio generazionale». Quali le tappe per un rilancio del capoluogo pugliese? «Auspico che sia capitale del Mediterraneo e porta d’Oriente. Concretamente anche all’interno del Piano Mattei può essere una piattaforma cruciale con i Paesi africani, la Turchia e l’area balcanica». A giugno sono in programma pure le elezioni europee: cosa si aspetta da questa tornata elettorale? «Mi auguro la vittoria del centrodestra e una netta affermazione di Fratelli d’Italia. Resto un po’ perplesso per la contraddizione che rischiamo di affrontare: dopo il voto il premier Giorgia Meloni porterà in Puglia le nazioni più importanti del mondo e in Europa invece c’è la possibilità che il candidato all’Europarlamento Decaro esporti le inchieste per mafia».

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