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Pd, patto dei cacicchi contro “Zingarelly”: guerra delle correnti

Mira Brunello
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Elly Schlein medita, e quando si concentra sui suoi pensieri, vuol dire che ci vorranno ancora giorni per uscirne con una decisione di senso compiuto, non i soliti farfugliamenti. Il problema è che tutto intorno a lei, è sottosopra, nel Pd impazza una sorta di "guerra" civile, tutti contro tutti. Le odiate e per certi versi benedette correnti ("Alice" non è una extraterrestre, vinse le primarie grazie anche alle consorterie dem) hanno stretto un patto di tacita collaborazione per ridurre le "sue" alzate di ingegno. Per cui Bettini, Orlando, Franceschini e Guerini faranno campagna elettorale solo per i loro candidati, escludendo dalle preferenze le teste di lista, imposte da Elly. Un modo come un altro per ricordarle quanto contino ancora i caminetti nel Pd. Dal patto dei "cacicchi" è escluso Nicola Zingaretti, reo di essersi avvicinato troppo alla "Et" piombata sul Nazareno. È vero che l’ex presidente della Regione Lazio, seppure a microfoni spenti, fu il primo un anno fa, a scaricarla, «con questa non prendiamo manco il 17%». Poi però Nicola, insignito anche della presidenza della fondazione Demo, ha cambiato idea: gli conveniva riavvicinarsi ad Elly. Che ha contraccambiato subito ipotizzando per lui il ruolo di capo delegazione a Bruxelles.

 

 

Con le correnti impazzite, Elly va in tilt. Andare all’assalto finale, rischioso però, o trovare un punto di equilibrio? Il problema è che nel Pd tutto si trasforma. Ad esempio, nel Sud, la segretaria del Pd pensava di aver avuto un’idea geniale: Lucia Annunziata come capolista. E che combina la perfida giornalista Rai, va a chiedere i voti all’unico che può assicurarle un botto di preferenze. Peccato che sia proprio Vincenzo De Luca, il "re" dei cacicchi messo nel mirino da subito da Elly ed i 'ragazzi del Coro’. «La politica è troppo complicata per l’Alice che governa dal Nazareno», sentenziano i "sapientoni" che dimorano nelle bouvette parlamentari, impegnati a contarsi nelle preferenze e a segnalare i nuovi arrivi, ad esempio quello di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro (e candidato alle Europee nella circoscrizione Centro) preso in squadra da Bettini e Morassut. Il quale Bettini lavora pancia a terra, per ricucire lo strappo con il sodale di sempre, Giuseppe Conte. E a Bari, complice anche la scelta del centrodestra di convergere sul leghista Fabio Romito, la ricerca di un terzo candidato, con il passo indietro di Vito Leccese e Michele Laforgia, diventa insistente. Carofiglio? Magari, sogna Bettini.

 

 

La lista per le Europee, a scanso di equivoci, non è chiusa, la convocazione della direzione che dovrebbe approvarla, ancora in stallo. I "civici" allertati da Elly però fremono a bordo campo, Annalisa Corrado ad esempio, sognava la capolistatura nel Nord ad "Un giorno da pecora", «Deciderà il partito». Intenso lavorio dietro le quinte, e tanto stress, invece per Marco Tarquinio, l’ex direttore dell’Avvenire, una sorta di Santoro "bianco", impegnato a costruire il suo network trasversale, con Francesco Rutelli, Andrea Orlando e Graziano Delrio, con la supervisione di Marco Damilano. Intanto, a breve dovrebbe esserci un nuovo incontro con Stefano Bonaccini, i due ieri erano entrambi a Suviana sul luogo della tragedia. Elly ha bisogno di ridurre lo scontro con il M5S, almeno sul fronte delle amministrative. Così oltre alla possibilità in gioco a Bari, rientra anche Firenze, dove alla fine Sara Funaro potrebbe allargare la sua maggioranza come è avvenuto nella vicina Prato. Che poi sempre su Antonello Venditti si finisce: «Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano».

 

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