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Ilaria Salis resta in carcere. Il Pd la vuole candidare e c'è chi insiste per Cecchettin

Edoardo Romagnoli
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Il tribunale di Budapest ha deciso: Ilaria Salis rimarrà in carcere, niente domiciliari. E ora il Pd ha in mente di candidarla per tirarla fuori di lì o, alle brutte, per lanciare un messaggio. Sembra una provocazione ma in realtà è una soluzione che Schlein sta perseguendo in linea generale le liste in vista delle Europee. La segretaria ha un problema: ha vinto le primarie con i voti dei non iscritti e senza l’appoggio della maggior parte della nomenclatura Pd. Per questo si è trovata a fare una squadra, per portare avanti le sue istanze, senza i «suoi» che aveva già piazzato in segreteria. Un esempio plastico di questo fenomeno è Paolo Ciani nominato nel giugno 2023 al posto di Piero De Luca come vice capogruppo alla Camera della formazione che vede insieme Partito Democratico- Italia Democratica nonostante non avesse neanche la tessera del Pd. Adesso ci riprova proponendo una serie di civici, per la maggior parte donne, da mettere come capolista. Fra questi gli ultimi nomi sarebbero, oltre quello della Salis, il padre di Giulia Cecchettin e Cecilia Strada. Non solo. La leader avrebbe anche deciso per se il terzo posto nelle liste, fatta eccezione per la circoscrizione isole in cui invece si presenterebbe da capolista. Una strategia che all’interno del partito non è piaciuta perché toglierebbe posti sicuri a tanti big.

 

Una di questi sarebbe Pina Picierno, la vice presidente del Parlamento europeo, che per l’alternanza di genere rischierebbe di finire quinta dietro Sandro Ruotolo nella circoscrizione sud. Ancora non c’è la quadra sui nomi, ma per ora al sud lo schema potrebbe essere: Lucia Annunziata capolista, Antonio Decaro secondo ed Elly terza. Al Nord est invece: Annalisa Corrado capolista, Stefano Bonaccini secondo e Schlein terza. La segretaria ha in mente di utilizzare la circoscrizione del Nord est come «sfogatoio» per Bonaccini, della serie «te pensa a piazzare te e i tuoi qua che al resto penso io». Peccato che il presidente del Pd non abbia gradito il secondo posto arrivando a minacciare di ritirare la sua candidatura. Per il bonacciniano Alessandro Alfieri «è quantomeno strano che il presidente del partito finisca secondo in lista. Con i capilista civici e la candidatura della segreteria dovunque rischiamo di non valorizzare la nostra classe dirigente». Mentre per Debora Serracchiani «c’è il tema delle donne che rischiano di essere penalizzate».

 

Polemiche anche per la candi datura di Marco Tarquinio, ex direttore de L’Avvenire, convinto pacifista con delle idee sul conflitto in Ucraina diverse da quelle che fi nora ha tenuto il Pd. Per questo Lorenzo Guerini, di Base riformista che ha appoggiato Bonaccini, ha polemizzato: «La nostra linea sull’Ucraina è stata ed è chiara. Vogliamo forse aprire su un punto su cui siamo uniti in campagna elettorale?». Ma non è il solo a rigettare l’idea di candidare Tarquinio. Anche Eugenio Giani il governatore della Toscana, collegio in cui l’ex direttore dovrebbe essere candidato, ha dichiarato come «ritengo che in questo collegio ci siano già persone in grado di rappresentarlo (il territorio, ndr.)». Insomma Elly vorrebbe mandare in Europa persone che possano rispecchiare la sua linea e per farlo sarebbe disposta anche a lasciare a casa qualche big del partito pur di candidare «civici allineati».

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