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Dossieraggio, il Vaticano avvia l'indagine sugli spioni nella Santa Sede

Rita Cavallaro
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Gli spioni dell'Antimafia nelle stanze vaticane. A caccia di segreti, di tracce informatiche diventati scandali, di dossier tenuti segreti finché l'inchiesta di Perugia non ha scoperchiato il Vaso di Pandora sulla fabbrica delle informazioni abusive raccolte da Striano&Co. Quella cabina di regia, capace di inquinare determinati momenti della vita politica e democratica del Paese, non si è limitata a diventare la clava contro il nemico da fermare a colpi di attacchi sistematici della stampa, ma ha oltrepassato i confini nazionali, con la sua longa manus all'ombra di quel Cupolone intriso da secoli di segreti. Quella San Pietro inondata da scandali, dagli intrighi misteriosi della Cristianità che mai hanno scalfito l'impero costruito da Pietro. La Chiesa di Papa Francesco, all'insegna del repulisti e della lotta alla corruzione nel Clero, ora ha acceso i riflettori sull'attività illegale di spionaggio messa a segno negli uffici della Direzione nazionale Antimafia dal finanziere Pasquale Striano e dal pm Antonio Laudati, che dal luglio del 2019 avevano puntato i fari investigativi sulla vicenda, rilanciata come uno scoop sulla stampa, dei fondi vaticani e delle operazioni finanziarie milionarie culminate nell'affare di acquisto del palazzo di Londra, sfociate poi nel processo al cardinale Angelo Becciu. Il promotore di giustizia dello Stato Vaticano, Alessandro Diddi, ha infatti ufficialmente aperto un'inchiesta sul dossieraggio. Il fascicolo, al momento, è senza indagati e senza ipotesi di reato, ma gli approfondimenti sono già partiti, al fine di risalire ai mandanti delle spiate e alle motivazioni alla base di quella che sta assumendo, a tutti gli effetti, i contorni di una spy story alla Dan Brown.

 

 

«Appena ho scoperto, dagli articoli giornalistici, dell'esistenza dei pedinamenti elettronici riguardanti la Santa Sede, ho aperto un fascicolo, perché credo che qualcuno abbia seguito le nostre indagini da fuori», ha detto a Il Tempo il promotore di giustizia del Papa. «L'apertura del fascicolo è un atto dovuto. Al momento è contro ignoti. Dobbiamo capire anche che tipo di reato ipotizzare. Ma è un fatto che merita assolutamente approfondimento», ha dichiarato il magistrato vaticano Diddi. Le indagini, insomma, sono già state avviate e si concentreranno sui documenti dell'inchiesta, che dovrebbero essere trasmessi dal procuratore Raffaele Cantone ai colleghi dello Stato Pontificio, sull'analisi dei sistemi informativi e sui protagonisti della vicenda. Una storia che potrebbe diventare un nuovo caso Vatileaks, il numero 3, visto che coinvolge figure già entrate nel processo Vatileaks 2. Nel dibattimento, i giudici della Santa Sede avevano infatti portato come teste alla sbarra l'Espresso, che il primo ottobre 2019 aveva pubblicato lo scoop sugli approfondimenti della magistratura vaticana riguardo al business immobiliare «di dubbia eticità» sul palazzo di Londra, di proprietà dell'imprenditore italo-londinese, corredato dal documento della trattativa d'acquisto tra la Segreteria di Stato e la Gutt.Sa, la società lussemburghese del broker Gianluigi Torzi, che sarebbe stata usata come intestataria fittizia dalla Segreteria di Stato, per portare avanti l'affare in gran segreto. Un documento che sarebbe arrivato da un collaboratore di Mincione ma, come vi ha svelato Il Tempo già la settimana scorsa, gli atti dell'inchiesta di Perugia raccontano un'altra faccenda, sulla quale si concentra il nuovo fascicolo del Vaticano per scovare il burattinaio.

 

 

Già a luglio, Striano aveva cercato illecitamente nelle banche dati analisti dell'Antimafia le segnalazioni di operazioni sospette e altre informazioni finanziarie sui nominativi dei principali protagonisti della trattativa. Tre accessi su Mincione il 22 luglio 2019, il 25 e il 28 ottobre, a pochi giorni dalla pubblicazione della notizia sulla stampa. Sempre il 22 l'accertamento è sull’architetto Luciano Capaldo, consulente della segreteria e teste di spicco nel processo. Il 25 luglio, Striano aveva verificato pure la posizione di Torzi. E ancora tre accessi su Fabrizio Tirabassi, minutante dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato e tra i principali accusatori di Becciu: il 22 luglio, il 30 e il 20 agosto 2019. Nello stesso mese il tenente aveva verificato poi le posizioni di altri monsignori e religiosi. Ed era stata spiata, il 20 marzo 2020, Cecilia Marogna, la dama del cardinale Becciu, successivamente arrestata il 13 ottobre nell'inchiesta sull'ex numero 2 della Segreteria di Stato della Santa Sede. Insomma, un'attenzione "morbosa" sulle questioni vaticane, che ora è il cardine delle indagini, altamente riservate, dei magistrati del Papa.

 

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