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Migranti, dalla Consulta di Tirana ok al patto Italia-Albania

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Edoardo Romagnoli
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La Corte Costituzionale albanese ha dato il via libera al protocollo sui migranti siglato il 6 novembre a Palazzo Chigi dal premier Edi Rama e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Era una decisione in attesa il 6 marzo ma è arrivata ieri con largo anticipo. Secondo la Consulta albanese il protocollo è conforme alla Costituzione perché «non modifica i confini territoriali nè l'integrità territoriale della Repubblica d'Albania». Ma cosa prevede il protocollo? L'accordo pubblicato che l'Italia può costruire due centri per i migranti sul suolo albanese e per farlo può utilizzare il porto di Sheng jin e l'area di Gjader. Avrà una durata di 5 anni, rinnovabile per altri 5 e all'Italia costerà complessivamente, se non viene rinnovato, circa 775 milioni di euro più un fondo di garanzia da 65,6 milioni di euro. Nel frattempo il protocollo è stato approvato alla Camera il 24 gennaio con 155 voti favorevoli, 115 no e 2 astenuti. Hanno votato a favore le forze di maggioranza, si sono invece espresse contro tutte le opposizioni. E adesso è atteso il passaggio al Senato. Numerose le polemiche all'epoca dell'annuncio tanto che il primo stop imposto da una trentina di deputati albanesi aveva fatto esultare le opposizioni.

 

 

Secondo i parlamentari di Tirana il protocollo non rispettava la procedura di negoziazione e firma. Non solista. Fra le ragioni di chi chiedeva lo stop non era possibile ratificarlo senza la firma del presidente visto che tocca questioni territoriali. E, come se non bastasse, era stato sollevato anche un problema di violazione dei diritti umani. Tutti dubbi che la Corte ha dissipato dichiarando legittimo il protocollo. In attesa dell'accordo i due Paesi hanno comunque stretto ulteriormente i rapporti. Il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, e il comandante della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro, hanno incontrato a Roma il direttore dell'amministrazione doganale albanese Genti Gazheli, allo scopo di rafforzare la cooperazione in ambito doganale. «Sulla scia delle attività avviate con gli accordi bilaterali per la mutua assistenza, lo scambio di informazioni e la cooperazione amministrativa, stipulati rispettivamente nel 1998, 2003 e 2022, si è stabilito di intensificare gli sforzi congiunti per garantire legalità e sicurezza alle attività commerciali transfrontaliere » spiega l'Agenzia delle dogane e dei monopoli.

 

 

«Un primo impegno sarà diretto a valutare i necessari aggiornamenti degli accordi in essere, ciò allo scopo di favorire l'allineamento delle dogane albanesi agli standard europei in materia di controlli e di contrasto alle frodi». Le tre amministrazioni hanno, inoltre, deciso di dare avvio allo scambio di esperienze e attività di formazione tra i porti di Ancona, Bari e Brindisi e quelli albanesi di Durazzo e Valona. Le iniziative saranno possibili anche grazie ai fondi dell'Ufficio antifrode europeo (OLAF) e si inseriscono nel quadro del programma sindacale «Adriacustoms». Contestualmente la Guardia di Finanza, da 25 anni in Albania con una missione di cooperazione per contrastare i traffici illeciti via mare, rafforzerà le sue iniziative nel settore doganale con l'ausilio del proprio Esperto in servizio presso l'Ambasciata di Tirana. La sinergia fra l'Agenzia delle dogane e dei monopoli e la Guardia di Finanza è stata promossa e favorita dal protocollo d'intesa siglato lo scorso aprile.

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