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Pozzolo, parla il perito della Procura: “Stub? Ecco come stanno le cose”

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Fa ancora discutere il caso di Emanuele Pozzolo. È notizia di ieri che si sono rivelati positivi gli esiti dello stub (l'esame che consente di accerta la presenza di tracce di polvere da sparo) eseguiti sulle mani e sugli abiti del deputato, sospeso da Fratelli d’Italia, dalla cui arma è stato esploso il colpo che nella notte di Capodanno ha ferito un uomo a Rosazza, in provincia di Biella. All’indomani della conferma della procuratrice di Biella Teresa Angela Camelio, l’Agi ha intervistato Raffaella Sorropago, la super esperta di balistica incaricata dalla Procura di Biella nel complesso caso: «Ogni arma e ogni cartuccia generano una dispersione di particelle diversa, che varia a seconda non solo delle caratteristiche tecniche ma anche delle condizioni ambientali. Per questo, in linea generale, si può dire che l’esame dello Stub rileva tracce delle polveri disperse che si depositano su oggetti e persone ‘nelle vicinanze’ del punto di esplosione. Ma per trarre conclusioni più precise, per esempio sulla reale distanza, è necessario incrociare tutti i dati a disposizione. Ciascun dato da solo non basta a ricostruire l’accaduto, non lo Stub da solo, non le tracce sul famoso tavolo da sole. Io, per esempio, non ho ancora potuto esaminare l’arma, che si trova ancora presso il laboratorio del Ris». 

 

 

Il perito racconta come stia proseguendo nel lavoro e conti di consegnare la perizia entro la fine di febbraio, ma smentisce qualsiasi salto alle conclusioni, in un senso o nell’altro: «Non solo - spiega ancora - per rispetto della riservatezza sulle indagini, ma perché gli elementi su cui ragionare sono davvero molteplici e non sono ancora tutti in mio possesso». 

 

 

Quali sono gli accertamenti che dovrà compiere sulla pistola? La domanda che le viene rivolta. «Sono - risponde l’esperta - diversi. Da quelli sulla funzionalità dell’arma alle verifiche sui proiettili, confrontandoli con quello estratto dalla gamba del ferito. Si tratta di un lavoro delicato, che ovviamente compirò con la partecipazione del consulente della difesa». «Tornare a Rosazza? Allo stato - chiosa Sorropago - direi di no. Salvo naturalmente che il procedere del lavoro faccia sorgere domande che lo rendano necessario».

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