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Elly Schlein quante grane: Pd nel caos, così nel 2024 rischia il posto

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Gianni Di Capua
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Il 2024 sarà un anno cruciale per Elly Schlein. Il primo scoglio sarà il confronto televisivo con Giorgia Meloni che ormai sembra inevitabile. La segretaria dem è combattuta tra il desiderio di essere la «leader dell’opposizione», tagliando fuori Conte, e la paura che questo testa a testa con il premier possa indispettire il Movimento 5 Stelle complicando la partita delle alleanze in vista delle amministrative. E proprio sui territori la prima grana arriva dalla Sardegna dove è fallito il tentativo di mediazione chiesto da Renato Soru ad Alessandra Todde, la candidata del M5S sostenuta anche dal Pd. «Ho espresso la mia disponibilità per un progetto comune e per convergere sul nome di una candidatura di mediazione diversa dalle due attualmente in campo» ha detto Soru che si è anche sentito telefonicamente con Schlein.
«Purtroppo, analoga disponibilità non è stata manifestata da Alessandra Todde, per la quale il suo rimane l’unico nome possibile per la presidenza della Regione» ha spiegato.

Trattative arenate anche in Piemonte dove il Pd aveva anche provato a fare un passo verso il Movimento 5 Stelle decidendo di sospendere le primarie per avanzare la candidatura di Chiara Gribaudo, vice presidente del Partito democratico, un nome su cui i dem speravano di trovare un’intesa con il partito di Conte. Solo che all’ombra della Mole i rapporti fra dem e grillini sono tesi dai tempi della giunta Appendino e non sarà facile trovare una quadra come ha dimostrato il nulla di fatto emerso dall’incontro fra i dirigenti locali dei due schieramenti. In Basilicata Pd e M5s potrebbero trovare la quadra sulla candidatura di Angelo Chiorazzo, sui quali Giuseppe Conte si è tenuto fino ad ora molto prudente.

Partita complicata anche a Firenze dove la spaccatura interna al Pd rischia di favorire Italia Viva. Cecilia Del Re, ex assessore della giunta Nardella, ha deciso di lasciare il partito per candidarsi con una sua lista civica «Firenze democratica». In molti scommettono come fra Del Re e la candidata renziana Stefania Saccardi, attuale vicepresidente della Regione Toscana, potrebbe nascere una possibile alleanza.

 

Ipotesi che Del Re non ha smentito: «Abbiamo uno sguardo di apertura e dialogo con tutti, senza veti». Il rischio di perdere Firenze è concreto per i dem, anzi per Renzi «il Pd sta facendo di tutto per perdere. E se continua così rischia seriamente di riuscirci». La «vicenda dello stadio, incredibile, su cui ho già scritto tante volte», ma anche sulla «questione delle multe dove si fa cassa stangando i cittadini, anche quelli che vanno a 51 chilometri orari sulle strade a quattro corsie. Le multe devono servire per garantire la sicurezza, non per chiudere il bilancio». Duro anche il dirigente del Nazareno Goffredo Bettini: «L’opposizione democratica è un’alleanza ancora molto disastrata. Il Pd, più coeso politicamente, rimane inchiodato al 20%; il M5s, per nulla crollato come molti prevedevano e auspicavano, protegge la sua solitudine; la sinistra rossoverde solleva temi con il pregio della chiarezza, ma stenta ad arrivare al 4%; l’area più centrista e moderata è attraversata dalla guerra civile tra Renzi e Calenda. Qualche passo in avanti è stato compiuto. La battaglia comune sul salario minimo e alcune significative convergenze nell’opposizione parlamentare».

In questo 2024 Schlein si gioca gran parte della sua credibilità e le Europee, in questo senso, rappresentano il principale banco di prova. Se Schlein non dovesse raggiungere il 20% potrebbe salvarla solo un exploit in termini di preferenze individuali. In quel caso potrebbe far passare il messaggio che il problema non è lei ma il «brand» Pd che non attrae più.

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