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Giorgia Meloni, messaggio alla sinistra: "Non vi libererete di me"

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L'avviso in premessa è che accusa "qualche problema di voce" e perciò spera di riuscire a concludere l'intervento che fa calare il sipario sui lavori di Atreju. Alla fine, però, Giorgia Meloni tira dritto per 70 minuti, avvisando l'opposizione che, fin quando avrà alle spalle il consenso degli italiani, "non c'è verso di liberarsi di me" e attaccando in ordine sparso la segretaria del Pd Elly Schlein, il M5s di Giuseppe Conte, i "grandi sindacati" che "aumentano gli scioperi generali" e "fanno la morale sul salario minimo dopo che firmano contratti da 5 euro l'ora". La premier ne ha per tutti, e nel mirino finiscono anche Chiara Ferragni ("il modello da seguire non sono gli influencer che fanno soldi a palate promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari") e Roberto Saviano ("nessuno scrittore racconta le storie di Caivano, forse perché i camorristi fanno vendere molto di più").

 

Sul palco allestito nei giardini di Castel Sant'Angelo, a Roma, davanti ai militanti di FdI e agli alleati Matteo Salvini e Antonio Tajani, la presidente del Consiglio si leva subito la giacca (perché "si muore di caldo"), ringrazia "tutti quelli che si sono fatti il mazzo a via della Scrofa" per la buona riuscita della kermesse (30mila presenze in 4 giorni secondo gli organizzatori), "compresa Arianna", la sorella che esclude di presentarsi alle elezioni europee ("sono un soldato e faccio sempre quello che mi si dice ma preferisco stare dietro le quinte"). Poi rivendica il fatto che Atreju "è a tutti gli effetti la più bella manifestazione di militanza e di politica che esista in Italia" e quindi "non è un caso che sia così ambita tra chi se la prende per non essere stato invitato, chi addirittura si autoinvita, chi rifiuta platealmente l'invito. Mi ha ricordato quella scena memorabile di 'Ecce Bombo' di Nanni Moretti che diceva 'Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo?'". Il primo affondo è quindi diretto proprio alla segretaria dem: "Cara Elly Schlein, tu puoi anche decidere di non partecipare, ma non c'è bisogno di insultare tutti quelli che hanno accettato il nostro invito dimostrando un coraggio che evidentemente a voi difetta". Il bersaglio successivo è il M5s perché, ricorda, "la grande novità rispetto al passato è che abbiamo smesso di sperperare i soldi dei contribuenti. Abbiamo cancellato il reddito di cittadinanza per chi poteva lavorare, e lo rifarei mille volte. Il superbonus ci ha lasciato un buco da 140 miliardi di euro, quanto lo Stato spende in un anno per tutto il sistema sanitario, e poi ci vengono a dire che bisognava mettere i soldi sulla sanità".

 

Meloni è un fiume in piena, a chi dalla platea le urla 'daje Giorgia!' replica con un "grazie tesò" scherzando poi sul lavoro fatto finora a palazzo Chigi: "Questo governo è nato 14 mesi fa, ma a me francamente sembrano 14 anni. Chi è che prima diceva 20 anni, ragà, dai su". Il riferimento è al segretario della Lega, Matteo Salvini, che intervenendo prima di lei aveva dichiarato: "Abbiamo l'intenzione di governare a lungo, insieme, questo Paese. E se l'alternativa è la Schlein siamo condannati a governare per 20 anni. Quindi Dio ce la conservi in salute alla guida del Pd". Anche per Meloni però, che manda un ringraziamento a Silvio Berlusconi, la data di scadenza dell'esecutivo di centrodestra è tutt'altro che vicina: "Non siamo un fuoco di paglia. Il governo di centrodestra, a guida Fratelli d'Italia, sarà quello dell'Italia con la schiena dritta, con la testa alta, con le scarpe piene di fango e le mani pulite".

 

La premier, poi, rivolgendosi ai suoi, cita "quella straordinaria metafora che è il Signore degli Anelli. Aveva ragione Tolkien, quell'anello" del potere "è insidioso, cerca di farti perdere il senso della realtà. Ma una cosa è più forte di quell'anello, e si chiama compagnia. Io so che quell'anello non ci avrà mai: siamo le stesse persone che eravamo ieri e saremo domani le stesse persone che siamo oggi, e porteremo a termine il nostro compito, costi quel che costi". E vale anche se il referendum sul premierato dovesse andar male perché, spiega, la situazione è differente da quella avvenuta con Matteo Renzi: "Il referendum non è su di me. Io sono il presente, il referendum è sul futuro di questa nazione. E non sarà nelle mani dei partiti, dei burocrati, dei poter forti, ma nelle mani degli italiani". Così come starà a chi andrà a votare a giugno alle elezioni europee decidere "tra una confederazione di nazioni libere e sovrane e un super-stato federalista che cancella le nazioni. Noi difendiamo l'Europa da chi ne vorrebbe fare un surrogato dell'Unione Sovietica. Sarà un memorabile appuntamento con la storia".

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