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Migranti, sbarchi in netto calo: la Tunisia ora collabora

Dario Martini
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In genere i migranti fanno notizia solo quando arrivano in gran numero. Ma a fronte dell’escalation di quest’anno, in cui si è raggiunto un record di sbarchi come non si vedeva dal 2016, gli ultimi mesi hanno segnato una netta inversione di tendenza. La notizia quindi, stavolta, è un’altra. Opposta: gli arrivi sulle nostre coste sono calati considerevolmente. Sono addirittura meno di quelli degli scorsi anni. Qualcosa sta cambiando, complice quell’accordo con la Tunisia siglato a luglio scorso da Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen con il presidente tunisino Kais Saied che la sinistra nostrana ha tanto criticato. Adesso l’impegno delle autorità tunisine è tangibile e crescente. Secondo quanto risulta da fonti attendibili, da quando è entrata in vigore l’intesa, Tunisi ha bloccato circa 65mila migranti. Le opposizioni sembravano quasi gongolare mentre vedevano la marea di migranti riversarsi a Lampedusa e sul resto delle coste siciliane. Hanno accusato i rappresentanti del governo di aver fatto solo propaganda, hanno sostenuto che il fenomeno non si può arginare.

 

 

La loro ricetta? Aprire i porti. E invece no. Ciò che sta accadendo adesso è la dimostrazione che si può intervenire, anche se c’è un esodo di massa dall’Africa sub-sahariana. Conviene dare un’occhiata ai dati che il Viminale aggiorna quotidianamente nel suo «Cruscotto». Da gennaio a settembre i migranti sbarcati in Italia sono sempre stati in costante aumento. Poi l’inversione di rotta.
Dal primo al 31 ottobre, infatti, la casella "arrivi" segna 10.277. Sono sempre tanti, ma in calo rispetto ai 13.492 dello stesso periodo del 2022. A novembre gli sbarchi sono stati 8.317, l’anno prima 9.061, mentre nel 2021 erano paria 9.517. Stessa cosa a dicembre: dall’inizio del mese sono arrivati 711 migranti, praticamente nulla rispetto ai 10.768 dello stesso periodo dello scorso anno (4.534 nel 2021). Ovviamente, il numero di barconi che salpano dalle coste africane varia anche a seconda di contingenze esterne, prima fra tutte le condizioni di navigabilità. Ma il trend che ha preso il via da inizio ottobre è chiaro. Ciò non significa che non ci possano essere altri picchi come abbiamo visto questa estate: ad agosto sono sbarcati in Italia 25.673 migranti.

 

 

Insomma, qualcosa stia cambiando. Lo certifica anche Frontex, l’Agenzia Ue di controllo delle frontiere. Ecco quanto scrive nel suo ultimo rapporto diffuso ieri con cui fotografa la situazione complessiva in Europa: «Il 2023 ha visto un aumento significativo del numero di attraversamenti irregolari delle frontiere, che sono aumentati del 17% nei primi 11 mesi per raggiungere oltre 355.300. Questo numero ha già superato l’intero totale del 2022, segnando il valore più alto registrato dal 2016». Poi c’è il dato che riguarda l’Italia: «Il Mediterraneo centrale è rimasta la rotta migratoria più trafficata nel 2023, con oltre 152.200 rilevamenti segnalati dalle autorità nazionali nei primi 11 mesi, +61% rispetto all’anno precedente. Si tratta del totale più alto su questa rotta per questo periodo dal 2016. Tuttavia, il numero di rilevamenti mensili su questa rotta è sceso del 24% su base mensile a novembre, arrivando a quasi 7.900». La rotta del Migranti Sono sbarcati in Italia dal primo dicembre ad oggi Mediterraneo centrale di cui parla Frontex è esattamente quella che collega Libia e Tunisia all’Italia. Infatti, dal primo gennaio ad oggi il ministero dell’Interno ha registrato 153.126 arrivi via mare totali.

 

 

Di questi, 129.568 solo in Sicilia (erano 73.019 nel 2022), 12.888 in Calabria, 3.922 in Puglia e 680 in Sardegna. Per quanto riguarda le nazioni di partenza, al primo posto c’è la Tunisia con 95.875 migranti (29.016 nel 2022), seguita dalla Libia con 49.652 (50.223 lo scorso anno), dalla Turchia con 6.839 (15.801 nel 2022) e dall’Algeria con 535 (1.230 lo scorso anno). Questi Paesi non coincidono con quelli di origine dei migranti, sono solo quelli da dove salpano. Infatti, le nazionalità dichiarate al momento dello sbarco sono: Guinea (18.164), Tunisia (17.081), Costa d’Avorio (15.973), Bangladesh (12.122), Egitto (11.066), Siria (9.503), Burkina Faso (8.410) e altre nazionalità ((60.807). Infine, da gennaio ad oggi sono cambiati profondamente pure le rotte delle Ong. Se prima si muovevano soprattutto di fronte alle coste della Tripolitania (rispetto allo scorso anno si registra un -48,19%), adesso si concentrano soprattutto di fronte alla Cirenaica (+314% rispetto al 2022) e alla Tunisia (+1.162%).

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