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Salario minimo, la Camera approva la delega: scoppia la bagarre in aula

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'Salario minimo negato', 'sfruttamento legalizzato', 'non in nostro nome'. Scoppia la bagarre nell'aula della Camera al momento del voto della delega al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva. "Vergogna", urlano i parlamentari delle opposizioni tanto che il presidente di turno, Fabio Rampelli, è costretto a sospendere la seduta. Il provvedimento viene approvato con 153 sì, 3 astenuti e 118 no e passa ora all'esame del Senato. La maggioranza applaude, le minoranze annunciano nuove battaglie. "Oggi è un giorno triste per la Repubblica, oggi che accartocciate, con una mano, la proposta delle opposizioni sul salario minimo e, con l'altra, date un manrovescio a 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, che sono poveri anche se lavorano - esordisce intervenendo in Aula Elly Schlein - Potevate scegliere tra l'insulto a questo Parlamento e la miseria di milioni di italiani; avete scelto l'insulto al Parlamento e avrete la rabbia di milioni di italiani, che vedono calpestata la loro dignità".

 

 

La leader dem ha chiaro il prossimo futuro: "Per tutto questo, non dovete vergognarvi qui dentro, dovete giustificarvi là fuori - avverte - E l'Italia che resiste, che si sta rialzando nelle piazze, come nelle coscienze, questo non ve lo perdonerà". La segretaria Pd coinvolge tutto il fronte: "Noi andiamo avanti, decideremo insieme alle altre opposizioni come andare avanti". Giuseppe Conte concorda. Il leader del M5S non intende arrendersi: "Vi prometto che vinceremo questa battaglia sul salario minimo legale", assicura in un video pubblicato sui social. L'ex premier si scaglia contro Giorgia Meloni che, in radio al mattino, difendendo la delega al Governo e la volontà di "concentrarsi per alzare il salario di chi effettivamente ha dei salari inadeguati senza rischiare di abbassare quello di chi è messo un tantino meglio", aveva attaccato le opposizioni: "Capisco la bagarre, ma un po' sorrido perché obiettivamente oggi M5s e Pd dicono che il salario minimo è l'unica vera cosa che va fatta in Italia, e in 10 anni che sono stati al governo non gli è mai venuto in mente di farla", la stoccata del premier.

 

 

"A noi non ci fa sorridere affatto e sicuramente non fa ridere l'atteggiamento pilatesco di Giorgia Meloni - replica Conte - I lavoratori si sentono messi in discussione perché perdono dignità, noi però la dignità siamo determinati a riconoscergliela perché questa è una battaglia che non ci vedrà fermi fino a quando non vinceremo. La porteremo nel paese", assicura. Il presidente pentastellato sbeffeggia poi la leader FdI: "Si definisce Rambo, ma sono i lavoratori a essere Rambo. Smettiamola con questi vittimismi, smettiamola di assumere questa posa da Calimero - ironizza - se il coraggio non ce l'hai, non te lo possiamo dare noi". In aula, la replica di FdI è affidata a Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro e primo firmatario del maxiemendamento che ha introdotto la delega: "Noi faremo, in sei mesi, quello che voi non siete riusciti a fare in dodici anni - dice tra gli applausi della maggioranza - Questa è la verità ed è per questo che siete nervosi, perché vi abbiamo sottratto un argomento che doveva essere soltanto di vostra esclusiva".

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