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Cortellesi, fondi negati al film: a dire no è stato Franceschini

Dario Martini
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Tutto nasce da un articolo di Repubblica di ieri mattina: «Il ministero della Cultura negò i finanziamenti al film di Cortellesi». Apriti cielo. Davvero il dicastero diretto da Gennario Sangiuliano ha preso un abbaglio così grande non rendendosi conto di cosa aveva per le mani tanto da definirla «opera di scarso valore»? C’è ancora domani, è bene ricordarlo, ha già incassato 20 milioni di euro. La notizia della bocciatura ministeriale rimbalza subito su siti e social. Peccato che il ministro Sangiuliano e l’attuale governo non abbiano nulla a che fare con tutto ciò. A sollevare il caso è stato Alberto Pasquale, presidente dell’Umbria Film Commission, che se l’è prende con la scarsa «lungimiranza» delle commissioni ministeriali che valutano le pellicole in cerca di fondi. Nello specifico, il film di Cortellesi faceva parte di una sottocategoria di cinque film tra i 51 a caccia di finanziamenti. I soldi sono andati a Rapito di Marco Bellocchio e Comandante di Edoardo De Angelis che hanno preso 630mila euro a testa. Altri 350mila sono andati a Confidenza. L’opera di Cortellesi e Le assaggiatrici di Silvio Soldini non hanno preso un euro.

 

 

È vero che il finanziamento negato risale al 2022, ma è utile capire a quando risale con esattezza questa decisione. Il primo a fare questa verifica è Fiorello, che sottolinea: «Il ministro all’epoca era Dario Franceschini». Già, perché la commissione ministeriale si è espressa venti giorni prima che il nuovo governo di centrodestra si insediasse. Sangiuliano scrive su X: «Fiorello a Viva Rai 2, con onestà intellettuale e precisione, ha evidenziato che il parere negativo ai finanziamenti al film C’è ancora domani non appartiene all’attuale Ministero. Mentre molte testate puntano ad un titolo evidentemente ghiotto, Rosario racconta la verità». Poi fa un secondo tweet: «Invito tutti ad andare a vedere il filme faccio le mie congratulazioni a Paola Cortellesi e alla produzione». A scanso di equivoci, il ministero della Cultura diffonde una nota: «La decisione della Commissione che ha bocciato il film di Paola Cortellesi porta la data del 12 ottobre 2022. Il ministro della Cultura allora in carica, che ha nominato la Commissione, non era Gennaro Sangiuliano che ha giurato il 22 ottobre. Le date non mentono. La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano, né è avvenuto in data in cui lui era in carica. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema».

 

 

Sangiuliano aggiunge: «Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione». Caso chiuso? Affatto. A rinfocolare la polemica ci pensa il predecessore di Sangiuliano: Dario Franceschini. L’ex ministro del Partito democratico, oggi senatore, non gradisce di essere tirato in ballo. Così puntualizza: «Un ministro che interferisce nelle decisioni di una commissione che eroga finanziamenti con valutazioni personali o politiche commette un reato. Forse è bene ricordarlo. Per questo ho letto stupefatto e preoccupato le affermazioni del ministro Sangiuliano: "Se fosse dipeso da me sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate", per poi aggiungere che "per fortuna" sarà presto nominata una nuova commissione.

 

 

Piuttosto, sono orgoglioso che grazie al meccanismo automatico del tax Credit introdotto dalla nuova legge sul cinema, il film di Paola Cortellesi sia stato realizzato anche grazie a un contributo del ministero di oltre 3 milioni di euro». Parole a cui replica Sangiuliano: «Comprendo il tentativo di lanciare la palla in tribuna dopo che la verità è emersa, ma i fatti sono più forti di ogni fake news o strumentalizzazione politica. Franceschini non giochi con le parole e non tenti di stravolgere il significato di ciò che ho detto. Parole che ribadisco perché solo chi vuole far polemica politica non capisce: se fosse dipeso da me, ovvero se fossi stato fra i componenti di quella commissione di valutazione, avrei messo il progetto della Cortellesi in cima alle mie preferenze. Cosa c’è di difficile da comprendere? Infine: un Ministro non può di certo interferire nei lavori di una commissione, ma ha il dovere di scegliere commissioni autonome indipendenti e autorevoli. Ed è quello che farò».

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