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Sciopero ridotto a quattro ore: retromarcia di Cgil e Uil

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Giuseppe China
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Nonostante i toni barricadieri e propositi di sfida, dalla conferenza stampa dei segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, sulla mobilitazione generale di domani emerge una sostanziale retromarcia. «Per i trasporti lo sciopero viene ridotto da otto a quattro ore, dalle 9 alle 13, in conseguenza della precettazione. Siccome siamo responsabili rispetto a quello che è intervenuto, ne prendiamo atto e tuteliamo i lavoratori che rischiano di essere colpiti da sanzioni economiche e penali».
Con queste parole il leader della Cgil spiega le motivazioni alla base della decisione. Una scelta che è stata al centro del prolungato, fino a ieri, muro contro muro con il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Trascorrono pochi minuti e proprio il vicepremier commenta: «Hanno vinto il buonsenso, i lavoratori e i cittadini. Non è messo in discussione il diritto allo sciopero».
Un botta e risposta che spiega platealmente il clima degli ultimi giorni. A stretto giro interviene pure il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Non è intenzione del governo modificare la normativa sul diritto allo sciopero.

 

 

La precettazione è stata una scelta assolutamente condivisa. Credo che il vicepremier Salvini abbia fatto riferimento a un’indicazione che arrivava da un’authority indipendente, cioè cercare di mettere insieme il tema del diritto allo sciopero con quello dei servizi pubblici e il diritto dei cittadini». «Ma non c’è - spiega Meloni a margine di un evento - allo stato attuale nelle intenzioni del governo quella di modificare il diritto allo sciopero». Ma i due segretari hanno continuato a spargere benzina sul fuoco. «Le motivazioni della precettazione secondo noi sono prive di fondamento. Stiamo verificando - ha affermato Bombardieri - se ci sono le condizioni per impugnare il testo». Poi gli fa eco Landini: «Stiamo valutando tutti gli spazi possibili su cui agire, le motivazioni del provvedimento sono fuori dalla legge 146 (del 1990 che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, ndr)».

 

 

È lo stesso Landini che fa comprendere a quale livello sia giunto il tono dello scontro «senza precedenti». «Quello che sta cominciando adesso è l’inizio della mobilitazione, non ci fermeremo e non accetteremo ulteriormente interventi che vadano in questa direzione», sostiene il segretario della Cgil. Poi l’esortazione a «scendere in piazza», non solo in segno di «protesta», perché gli obiettivi sono le modifiche alla «riforma fiscale e a quella delle pensioni». Il bersaglio principale degli attacchi di Landini e Bombardieri è il leader del Carroccio Salvini. «Non era mai successo nella storia del nostro Paese dal dopoguerra in poi che un ministro intervenisse per precettare e impedire ai lavoratori, in questo caso dei trasporti, di poter esercitare il proprio diritto a scioperare». Precettazione diventata inevitabile a giudizio del ministero dei Trasporti, dato che perfino il richiamo dell’authority competente a rimodulare la mobilitazione, è rimasto inascoltato. I due rappresentati sindacali avrebbero voluto che domani il settore trasporti, da quello locale alle ferrovie, dal comparto marittimo ai taxi, si ferNovembre La data in cui la Cisl ha indetto una manifestazione a Roma in Piazza Santi Apostoli masse per otto ore.

 

 

Quando la conferenza stampa giunge alle battute finali Bombardieri rilancia. «La nostra autonomia dai partiti è ben chiara». E le accuse di fare politica? «Se si tratta di politica sindacale, facciamo politica». E ancora: «Vogliamo portare a casa risultati contrattando». Un’affermazione che lascia più di qualche perplessità alla luce di quanto successo 48 ore fa, quando al tavolo di confronto ogni tentativo di accordo è saltato. In chiusura dell’evento giunge la seconda notizia di giornata: Bombardieri, anche a nome di Landini, dichiara: «Non c’è alcuna intenzione di candidarci alle Europee. Nessuno dei due, né io né Landini ne abbiamo l’intenzione. Sta cominciando un’opera di delegittimazione, risponderemo agli attacchi colpo su colpo». Diferente la posizione della Cisl. Il segretario generale Luigi Sbarra ha spiegato che la sua sigla «è in piena mobilitazione. Abbiamo programmato una grande manifestazione nazionale, sabato 25 novembre a Roma, a Piazza Santi Apostoli. Lo sciopero generale, in questa fase, lo consideriamo sbagliato perché crea disagi a agli italiani, perché scarica sulle spalle di lavoratrici e lavoratori ulteriori sacrifici e perché rischia di trasferire nelle aziende tensioni sociali su problemi che non riguardano la responsabilità del mondo delle imprese».

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