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Asse franco-tedesco, l'Italia non sostiene il nuovo patto di stabilità

Benedetto Antonelli
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Il nuovo Patto di stabilità assomiglia più alle richieste di Parigi e Berlino che a quelle di Roma. L’ultima proposta della presidenza spagnola del Consiglio Ue, presentata all’Ecofin di ieri, mette nero su bianco la cosiddetta «zona di atterraggio» concordata tra i 27, in cui vengono garantiti criteri più stringenti sul rientro del deficit e del debito. È l’asse franco-tedesco a guidare le trattative e l’iniziativa non dà fastidio al ruolo di mediatore ricoperto dalla presidenza spagnola. Dalla parte dell’Italia c’è il peso dato agli investimenti nella difesa nel calcolo di un’eventuale procedura per eccesso di deficit e la possibilità di allungare il periodo dei piani nazionali di rientro - da 4 a 7 anni -, anche sulla base degli investimenti del Pnrr e dei cofinanziamenti nazionali. Per il resto Roma non è soddisfatta della piega che sta prendendo la trattativa.
L’Italia non è disponibile a firmare qualsiasi accordo sul Patto di stabilità e ritiene che alla fine tornare alle vecchie regole non sia il male assoluto, rivelano fonti del Mef a margine della riunione dell’Ecofin.

Si tratta, in sostanza, di una questione di serietà rispetto agli impegni. E Roma intende prendere gli impegni che poi sa di poter essere in grado di mantenere. L’Italia sta partecipando ai lavori attivamente e l’atteggiamento è positivo, ma alcune proposte che stanno circolando adesso non hanno l’appoggio dell’Italia. Insomma, Roma non accetterebbe una firma a tutti i costi e piuttosto è il ragionamento -, se si deve andare in una direzione che è sfavorevole, è meglio tornare alle regole precedenti, che già si conoscono. La ministra dell’Economia spagnola, Nadia Calviño, riferisce di «non aver sentito queste osservazioni da nessuno Stato membro nelle ultime settimane. Al contrario, quello che abbiamo sentito oggi è stato un impegno molto forte ad adottare le nuove regole e un forte appello da parte di tutte le istituzioni».
La bozza, comunque, non è chiusa e si continua a lavorare. Manca ancora un testo legislativo aggiornato con i numeri da raggiungere, ma l’intenzione rimane comunque quella di arrivare a un accordo per l’Ecofin dell’8 dicembre. La presidenza Ue ha annunciato un nuovo Consiglio straordinario per la fine di novembre per stringere il cerchio sull’intesa.

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