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Giovanni Donzelli: "Siamo sempre stati coerenti e questo col tempo ha pagato"

Edoardo Romagnoli
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Dietro al «pienone» registrato ieri al Teatro Brancaccio di Roma per l’evento «L'Italia vincente - Un anno di risultati», di Fratelli d'Italia, nell'anniversario della nascita del governo guidato da Giorgia Meloni c’è anche lo zampino di Giovanni Donzelli il responsabile dell'organizzazione nazionale del partito. Il Tempo lo ha intervistato per sapere come è nata l’iniziativa. «L’iniziativa era stata programmata a settembre, a un anno dalle elezioni, ma poi abbiamo deciso di rinviarla per i funerali di Stato del presidente emerito Giorgio Napolitano. E così l’abbiamo organizzata a un anno dall’insediamento. Siamo un partito che conta molto sull’organizzazione sia a livello nazionale che nei vari territori; siamo una macchina rodata». Infatti oltre all’evento di Roma si sono svolti anche altri appuntamenti sui territori. «Sì tra l’altro la novità è stato il collegamento video con tutti i territori. Abbiamo organizzato un evento in tutte le Regioni, eccetto il Trentino dove c’era il silenzio elettorale».
 

Vedendo quel teatro le sono venute in mente le prime iniziative del partito? «Mi ricordo i primi tempi quando organizzavamo gli eventi ed eravamo soddisfatti se c’era qualche decina di persone. Poi però col tempo grazie a Giorgia Meloni abbiamo riempito, per esempio, piazza del Duomo a Milano durante la campagna elettorale. Questa mattina c’erano più di 2500 persone e tante altre purtroppo non sono riuscite a entrare perché la capienza era arrivata al limite». Qual è stata la ricetta? «Siamo sempre stati noi stessi anche quando sembrava essere controproducente. Siamo cresciuti senza cercare scorciatoie e difendendo gli interessi degli italiani». Qual è la cosa di cui va più fiero di questo primo anno? «Le battaglie fatte dal governo in difesa della legalità e contro la criminalità organizzata. Penso al primo provvedimento sull’ergastolo ostativo con la difesa che è stata fatta quando si cercava di mettere in discussione il 41 bis. O il lavoro fatto da Chiara Colosimo in Commissione che ha portato alla luce delle verità mai emerse sulla strage di via D’Amelio. Un lavoro importante per la difesa della legalità che per noi è fondamentale visto che tanti della nostra generazione hanno iniziato a fare politica dopo la stagione delle stragi di mafia del 1992-93».

 

E la cosa che cambierebbe? «Mi sarebbe piaciuto aver ereditato una situazione più semplice e non trovarci a navigare in un mare in tempesta. Una parte di responsabilità ce l’hanno i governi che ci hanno preceduto e una parte le congiunture internazionali». Guardando al futuro quali sono le priorità? «Le priorità restano l’economia, la famiglia e la sicurezza. La strada intrapresa è la strada giusta ovviamente non abbiamo ancora raggiunto i risultati che ci siamo prefissati, ma intanto abbiamo rimesso il treno sui binari giusti». Cosa ne pensa degli attacchi, anche personali, che avete subito nell’ultimo periodo. Penso all’affaire Giambruno ma anche ai «pettegolezzi» sul ministro Lollobrigida? «È disgustoso e qualifica chi pensa di fare politica così, ma per noi è un buon segnale perché vuol dire che non ci sono motivi concreti per attaccarci sulle nostre scelte politiche e sulle nostre capacità. Se l’unica cosa che trovano per attaccarci è il gossip vuol dire che il governo Meloni sta lavorando bene. È il segno anche di una politiche che in questi anni si è degradata, anche perché era mancata, aveva rinunciato al proprio ruolo per far spazio ai tecnici».

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