Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Salvini al lavoro per impedire un altro "inciucio" in Europa. Il premier vuole Orban

Dario Martini
  • a
  • a
  • a

Per scardinare l’attuale sistema che governa l’Unione europea, la «maggioranza Ursula» frutto dell’intesa tra Popolari e Socialisti, Matteo Salvini e Giorgia Meloni puntano sulle alleanze internazionali. Il partner privilegiato del segretario della Lega è la leader della destra francese, Marine Le Pen, attesa domenica sul palco di Pontida. Mentre il premier guarda al presidente ungherese Viktor Orban, dal quale si recherà domani per partecipare al democratic forum di Budapest. Questa è la strategia per cambiare una volta per tutte l’Europa, avvicinandola- nelle intenzioni di Meloni e Salvini - alle reali esigenze dei cittadini europei.

 

 

A partire da un’inversione di rotta sulle politiche "green" che mettono paletti insostenibili sulle case e sulle auto degli italiani. La strada scelta da Forza Italia, invece, è diversa. Antonio Tajani ha ribadito più volte che non si alleerà mai con Le Pen e che resterà saldamente ancorato al Ppe, il cui presidente, il tedesco Manfred Weber, pochi giorni fa ha spiegato di non avere alcuna intenzione di abbandonare l’alleanza con i Socialisti europei. Schema che vorrebbe riproporre anche dopo il voto europeo del 9 giugno prossimo. Lo slogan scelto dalla Lega a Pontida è emblematico: «A difesa delle libertà». «Domenica ci saranno centinaia di pullman e treni che da Nord a Sud verranno a Pontida per parlare di lavoro, giovani, futuro ed Europa. E ci saranno anche amici stranieri perché l’Europa a guida socialista, quella degli sbarchi, delle tasse e delle auto solo elettriche non è l’Europa che voglio lasciare ai miei figli», dice il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti intervistato dal Tg2.

 

 

Poi, intervenendo al congresso regionale della Lega Lazio, il vicepremier spiega l’importanza di avere Le Pen sul palco di Pontida: «Marine è una amica, una donna coraggiosa, libera e democratica. Non ci sono spettri che girano per l’Europa. Rappresenta il primo partito di Francia. Se devo scegliere tra i socialisti e Macron e Le Pen, la Lega sa da che parte stare. Se qualcuno comincia a dire non mi piacciono i francesi, i tedeschi e gli austriaci, il risultato è che ci sarà un nuovo inciucio in Europa. I voti della Lega non andranno mai a sostenere le sinistre in Europa». Il leader della Lega vuole rinsaldare l’asse con i componenti del gruppo Identità e democrazia di cui fa parte proprio Le Pen con il suo Rassemblement National, oltre all’ultradestra tedesca di Afd. Intanto, Meloni gioca la sua partita nel campo dei Conservatori e riformisti, di cui la leader di FdI è presidente. Il premier punta ad accogliere anche Orban e il suo Fidesz, che nel 2021 ha lasciato il Ppe. L’ipotesi è proprio quella di far entrare gli eurodeputati ungheresi nel gruppo dei Conservatori. «Dobbiamo organizzarci al meglio per affrontare le elezioni europee. Abbiamo fatto qualcosa di impensabile in Italia, non c’è ragione di credere che non si possa fare altrettanto in Europa - dice Meloni agli iscritti e militanti di FdI riuniti a Roma per l’assemblea nazionale del partito- Per questo dobbiamo aspettarci una campagna elettorale durissima, destinata ad infiammarsi mese dopo mese. Dovremo farla, come dicono gli spagnoli, con la "cabeza fria" e il "corazon caliente".

 

 

C’è un sistema elettorale proporzionale che ci richiede presenza, passione, energia al fine di esaltare la nostra identità politica, da una parte, dall’altra dobbiamo essere consapevoli di un vincolo di coalizione che richiede grande senso di responsabilità», aggiunge. Le parole in spagnolo non sono casuali. Uno dei grandi alleati in Europa di Fratelli d’Italia è Vox di Santiago Abascal. Nonostante il risultato deludente alle ultime elezioni spagnole, Meloni ha intenzione di portare avanti insieme il progetto per cambiare l’Europa. L’altro alleato di ferro è il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. L’ultimo incontro il 5 luglio scorso a Varsavia. L’obiettivo comune è farla finita con «l’Europa dei burocrati». Ed è in questa chiave che va visto lo sfogo dell’altro giorno al G20, quando ha criticato la Ue per il «curioso stallo» sulla pratica Ita-Lufthansa.

Dai blog