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Giorgia Meloni va alla campagna d'Europa, quali sono i nodi sul tavolo

Edoardo Romagnoli
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Elezioni europee, Tunisia e Patto di stabilità, sono solo alcuni dei dossier "caldi" sul tavolo di Palazzo Chigi. Partiamo dai migranti. Durante il Consiglio dei ministri di lunedì il sottosegretario Alfredo Mantovano ha fatto il punto della situazione dichiarando come sia «innegabile l’aumento degli sbarchi, siamo al +103% rispetto al 2022». Una situazione causata «dall’apertura di molte crisi: tutta l’area del Sahel provoca partenze oltre i Paesi tradizionalmente interessati». Per il sottosegretario se da una parte è innegabile l’aumento dei flussi dall’altra c’è da registrare una flessione rispetto al picco di maggio. «La dinamica vede un picco a maggio e poi un calo, come in Tunisia e in Libia- ha ricordato Mantovano - Il lavoro da parte del governo italiano incomincia a ottenere i primi risultati e contiamo di incrementarli con un dialogo ancora più stretto con i Paesi di partenza, come la Tunisia di cui riconosciamo gli sforzi: per 50 persone che partono almeno altrettante vengono trattenute». Un lavoro che l’Italia non può fare da sola come ha ribadito più volte il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Serve una strategia europea in tutto il continente africano, il rischio è che ci siano sempre più migranti da sud verso il nord del mondo» ha dichiarato il vicepremier. E proprio sulla Tunisia è intervenuta, con una nota, la Commissione europea che ha spiegato come «il memorandum d’intesa con la Tunisia non va considerato come un metodo di soluzione rapido dei problema della migrazione e ci aspettiamo che i risultati vengano raggiunti a medio termine».

Poi c’è il tema: Patto di stabilità. Se non verrà varato un nuovo testo rientrerà in vigore, dopo tre anni di sospensione, il vecchio Patto che "impone" agli Stati membri un deficit pubblico non superiore al 3% del Pil (rapporto deficit/Pil < 3%) e un debito pubblico al di sotto del 60% del Pil. In Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti, titolare del dicastero dell’Economia, ha annunciato: «La Commissione europea ha già provveduto a pubblicare una sorta di guidance nel caso non si possa approvare un nuovo Patto entro la fine dell’anno, che forse è l’ipotesi più probabile». L’impegno del governo sarà quello di rispettare «gli obiettivi con un principio di responsabilità, tenendo conto delle circostanze e dei fattori rilevanti che si sono verificati e si stanno verificando nel 2023 e di cui daremo puntualmente conto in occasione della Nadef che presenteremo in Parlamento a settembre». Della stessa opinione anche il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto: «L’Italia lavorerà affinchè ci sia un percorso che, guardando all’ordine dei conti pubblici, tenga però anche uno sguardo forte alla crescita». Per il ministro della Difesa Guido Crosetto è necessario «evitare la spada di Damocle» mentre il vicepremier Antonio Tajani ha avvertito come «una rigidità eccessiva potrebbe compromettere la crescita dell’Italia». E vista la difficoltà di riuscire a trovare un accordo entro fine anno il segretario di Forza Italia ha proposto una proroga di sei mesi della sospensione del vecchio Patto di stabilità in attesa di trovaPercento Il dato che registra l’incremento degli arrivi di migranti in Italia rispetto allo stesso periodo del 2022 re un accordo sul nuovo.

Ultimo capitolo: le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024. Un appuntamento che Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei, ha definito uno «spartiacque per la politica europea, italiana e mondiale». Ma qui il punto sono le alleanze, su cui i tre partiti di maggioranza non hanno trovato l’intesa. Salvini spinge per un accordo con Rassemblement national il partito di Marine Le Pen e Alternative fur Deutschland il partito dell’estrema destra tedesca. Un asse che non convince il ministro Tajani: «Mai con partiti come quello di Le Pen o Afd». Non sarà facile trovare un alleato comune visto che Fratelli d’Italia fa parte del Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei, la Lega del gruppo Identità e Democrazia mentre Forza Italia è membro del Partito Popolare europeo. In pratica, in questo momento, Forza Italia fa parte della "maggioranza Ursula" mentre Lega e FdI sono all’opposizione. Se nelle alleanze del futuro Parlamento europeo dall’alleanza tra Ppe e Pcre verranno esclusi i progressisti l’ago della bilancia saranno quelle forze politiche che non rientrano in nessun gruppo come il Movimento 5 Stelle, Renew Europe (che in Italia è rappresentato da Azione e Italia via) ma anche il partito di Orban Fidesz e Reconquete! il partito nazionalista francese del giornalista Eric Zemour. Un domino che dovrà essere risolto in fretta vista la scadenza ravvicinata.

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