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Reddito di cittadinanza, la sinistra fomenta il caos. Piantedosi: "Nessuno sarà lasciato solo"

Gianni Di Capua
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Non si placano le polemiche sulla sospensione del reddito di cittadinanza. Proprio sulla questione è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Credo che il primo giorno di paventate turbolente da questo punto di vista sia stato molto eloquente: credo sia responsabilità di tutti noi non soffiare sul fuoco». Tornando a ribadire come il governo non intenda lasciare nessuno indietro: «Sicuramente le condizioni di marginalità sociale ed economica nel nostro Paese, anche a prescindere dal sollievo che poteva dare il reddito di cittadinanza, sono qualcosa che il governo tiene sotto attenzione». Poi il monito a chi ha un ruolo di responsabilità per «non fare operazioni di sollecitazione di iniziative che non avrebbero alcun senso rispetto a quella che è stata la misura che si è voluta adottare, che non è di repressione pura e semplice ma di voler credere in altri strumenti di sollecitazione come la capacità di lavorare».

 

Nel frattempo però le opposizioni si sono scatenate. Il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia ha chiesto «e ottenuto l’informativa della ministra Calderone sull’assenza di comunicazioni preventive sulla cancellazione del reddito di cittadinanza e dell’assegno unico per gli esclusi dal reddito stesso». Per poi lamentarsi del fatto che ci sarà un’informativa, da parte del ministro, e non un question time. Se c’è una polemica Schlein non se la lascia scappare. «Forse la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vuole passare alla storia come la prima premier che ha reso i poveri più poveri con un sms».

 

Polemiche che per Giorgetti erano prevedibili. «Polemiche per il reddito di cittadinanza? Era previsto» ha detto il ministro dell’Economia. Tommaso Foti, capogruppo alla Camera per Fratelli d’Italia, ha commentato: «L’opposizione è fortemente impegnata a fare esplodere una situazione di caos. Ma si sapeva da sette mesi che il reddito di cittadinanza sarebbe terminato. E anche quando la misura è stata istituita non era a tempo indeterminato. E peraltro il Pd era il più strenuo oppositore del reddito di cittadinanza che, diceva, «confonde le politiche attive sul lavoro con la povertà». Cito Zingaretti: «Soldi e risorse non su questa pagliacciata del Rdc». Foti ha poi ricordato come il reddito sia «costato 30 miliardi in cinque anni senza raggiungere lo scopo di accompagnamento al lavoro. Si fosse investito nel sistema produttivo o infrastrutturale, o sul lavoro pubblico, si sarebbe risolto qualche problema in più».

In questi giorni dal Movimento 5 Stelle era arrivata l’accusa al governo di fare «macelleria sociale», parole a a cui ha risposto il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè: «Non stiamo facendo macelleria sociale, stiamo uscendo dall’equivoco che lo Stato potesse continuare a fare "gioielleria sociale" e cioè mantenere, per sempre, chi è in grado di lavorare». Il parlamentare "forzista" sottolinea che: «Il reddito di cittadinanza per quanto riguarda l’avviamento al lavoro di chi non ha un’occupazione è stato un fallimento totale. Questo governo non lascia nessuno in mezzo alla strada perché ci sono forme di assistenza come l’assegno per la formazione, che peraltro è anche cumulabile con altre forme di sostegno, ci sono i servizi sociali dei Comuni, ci sono i bonus sociali del governo e questi strumenti garantiscono che non avremo i mendicanti per strada». La vera sfida «è fare in modo che gli occupabili trovino un impiego» ha concluso Mulè. Insomma il reddito è finito ma le polemiche non sembrano destinate a placarsi. 

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