nessuna fretta

Mes, ecco la sospensiva: se ne riparla fra quattro mesi. Sinistra al palo

Gianni Di Capua

Si prevedeva che il Mes arrivasse in aula in autunno e così sarà. Ieri la maggioranza si è presentata a Montecitorio con in tasca una «questione sospensiva» per rinviare di quattro mesi la trattazione del progetto di legge per la ratifica delle modifiche al trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità. Dopo un confronto nel centrodestra e con Palazzo Chigi viene dunque confermato il termine più breve rispetto a quelli, circolati fino alla serata di giovedì, in cui si ipotizzava il rinvio di un anno per arrivare alle elezioni europee. Le opposizioni vanno all’attacco ma nella coalizione di governo non si scompongono, con il premier Giorgia Meloni che dal Consiglio europeo di Bruxelles sembra snobbare la questione: «Il Mes è un tema che non mi viene posto e questo probabilmente vuol dire che» in Europa «non c’è la stessa attenzione che noi gli dedichiamo nel dibattito in Italia». «I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all’esame» del pdl «per un periodo di 4 mesi», annuncia in aula il deputato di FdI Andrea Di Giuseppe, unico a intervenire in discussione generale a nome dell’intera coalizione.

 

  

 

Nella questione sospensiva, firmata da tutti i capigruppo del centrodestra, si legge che «utilizzare il Mes comporta il rischio di stigma e di perdita di potere contrattuale sul piano europeo e internazionale», e che «si ritiene opportuno procedere a maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes, vista la delicatezza degli argomenti trattati». Pertanto, si chiede di sospendere l’esame per un periodo di 4 mesi, alla luce delle modifiche». E i partiti dell’opposizione recitano il solito copione delle critiche al centrodestra. «Di fronte a un dossier così importante, con tutta l’Europa che attende, cercano di prendere tempo. Arroganti e aggressivi in Parlamento», mentre «in Europa Meloni è in preda al panico e non risponde», afferma il leader del M5S Giuseppe Conte. Il «vero stigma è la mancata ratifica», aggiunge per il Pd Piero De Luca, che in aula accusa «una delle più grandi campagne di disinformazione mai messa in campo nella storia del nostro Paese» e avverte che non ratificare il Mes «significherebbe solo tenerci il Mes che già è in vigore», mentre «ogni giorno che passa è un mattoncino in meno di credibilità dell’Italia sui tavoli europei».

 

 

La maggioranza, dal canto suo, fa quadrato. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, spiega che «non è una prerogativa urgente del Paese la ratifica del Mes» e pertanto «oggi abbiamo preso una decisione con il centrodestra unito, di fronte a un’opposizione disunita, di posticipare il dibattito di 4 mesi. Il patto di stabilità in Europa deve essere definito entro l’anno» e «pensiamo che si potrà giungere alla firma nel momento in cui tutto il quadro complessivo sarà chiarito». Quindi, «nessun problema e nessuna questione con l’Europa. Sono altri i temi che interessano ai cittadini in questo momento», conferma il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Mentre l’altro vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, è ancor più perentorio: il Mes «non è un argomento di attualità, in questo momento non ci serve. E io penso non ci serva neanche in futuro, onestamente».