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Francesi schizofrenici, altri attacchi a Meloni: “Modello sbagliato”

Dario Martini
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Ormai il giochetto è chiaro. Alcuni esponenti del governo francese e del partito di Emmanuel Macron attaccano l’Italia e in particolare Giorgia Meloni sulla gestione dei flussi migratori. Poi spuntano altri membri dello stesso governo che gettano acqua sul fuoco con dichiarazioni al miele: «Nessuna tensione con l’Italia, noi vogliamo cooperare». Tecnica adottata anche dal capo dell’Eliseo, che prima si guarda bene dal smentire chi attacca Roma sulla questione dei migranti, poi promette collaborazione, come accaduto l’altro ieri a Reykjavik, in Islanda, in occasione del vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa. Macron si è spinto addirittura ad offrire il suo sostegno a Meloni, perché «l’Italia non si può lasciare sola di fronte al problema dei migranti, serve la solidarietà europea e l’efficacia delle frontiere comuni». Tensioni risolte? Neanche per sogno. Ieri, come da copione, è tornato all’attacco il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, avvezzo a queste polemiche. «Quando fai promesse sconsiderate, quando sei un esponente dell’estrema destra, e la Meloni non è proprio una progressista di sinistra, ti rendiconto che la realtà è più dura - ha detto a France Inter -. Il mio attacco non è contro gli italiani ma contro personaggi politici. Abbiamo il diritto di dire che la signora Le Pen, la signora Meloni, non hanno il modello giusto».

 

 

Non è un caso che il ministro dell’Interno francese associ il nome di Meloni a quello di Le Pen, segno evidente che si tratta di polemiche montate ad arte a fini politici interni, come ha fatto notare la stessa Meloni. È la tecnica adottata anche da Stéphane Séjourné, capo di Reinassance, il partito di Macron, che nei giorni scorsi ha sentenziato: «Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace». Poi, riferendosi a Marine Le Pen, ha aggiunto: «L’estrema destra francese prende a modello l’estrema destra italiana. Dobbiamo denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza». Macron ha bisogno di lanciare questo tipo di messaggi per due motivi. Primo: dire al proprio elettorato che il governo, messo sempre più alle corde da Le Pen, non sta fallendo sul tema dei migranti. Secondo: sostenere che le ricette della destra italiana sarebbero un flop in Francia. Lo sguardo è alle elezioni europee del prossimo anno, una sorta di prova di metà mandato per Macron.

 

 

Fatto sta che questo tira e molla, fatto di durissime critiche, seguite da messaggi di distensione, non facilitano i rapporti diplomatici tra i due Paesi. Lo fa notare il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Questo Darmanin, ministro dell’Interno francese, continua ad attaccare il governo italiano, in particolare la Meloni. Incapace totale, vista la gestione fallimentare dell’ordine pubblico in Francia, con le proteste clamorose che hanno messo a ferro e fuoco il centro di Parigi, dovrebbe pensare ai suoi casi. Essendo il soggetto protagonista di reiterati interventi, credo che le autorità a lui preposte, oltre che pensare a sostituirlo, dovrebbero spiegargli che tra l’Italia e la Francia vige il trattato del Quirinale e c’è un’amicizia plurisecolare da rispettare. Uno ha diritto ad essere un incapace, ma, come disse Petrolini quando uno spettatore lo contestava dal loggione di un teatro romano: "Io non ce l’ho con te, ma con quello accanto che non ti butta di sotto". Non lo buttino di sotto, ma lo mandino a casa. I rapporti tra Italia e Francia non possono essere guastati da qualche irresponsabile».

 

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