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Nucleare più vicino. Obiettivo con la mozione: raggiungere emissioni zero nel 2050

Edoardo Romagnoli
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Torna il nucleare in Italia. La Camera dei deputati ha dato il via libera alla mozione di maggioranza che impegna il governo di «valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare come fonte alternativa e pulita per la produzione di energia». L’obiettivo è arrivare a zero emissioni entro il 2050 e «partecipare attivamente, in sede europea e internazionale, a ogni opportuna iniziativa, sia di carattere scientifico che promossa da organismi di natura politica, volta ad incentivare lo sviluppo di nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia per scopi civili». Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il vice ministro Vannia Gava hanno voluto ringraziare il Parlamento: «Ringraziamo l’intero Parlamento, maggioranza e opposizione, per aver mantenuto l’impegno di confrontarsi sul tema dell’energia nucleare e di aver dato un preciso indirizzo al Governo. La ricerca e la sperimentazione in questi ultimi decenni hanno fatto passi avanti enormi. Il nucleare di quarta generazione è sicuro quanto pulito. Ci confronteremo ora con i partner europei e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni, con l’obiettivo di raggiungere, anche con il contributo del nucleare, gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione europea, sino a quella finale della neutralità climatica del 2050».

 

 

Oggi nel mondo, secondo il database dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, attualmente ci sono 440 reattori nucleari in esercizio che forniscono il 10% dell’energia elettrica mondiale senza emissioni di anidride carbonica. Anche in Europa il nucleare fornisce il 25% dell’energia elettrica dell’Unione ed è già inserito nei piani di decarbonizzazione di molti Paesi membri, 12 dei quali il 28 febbraio 2023 hanno sottoscritto un accordo di cooperazione sul nucleare noto come «l’Alleanza per il nucleare». L’obiettivo è sostenere a livello comunitario il ruolo del nucleare come «strumento per raggiungere i nostri obiettivi climatici per generare elettricità in modo continuo e per garantire la sicurezza energetica» si legge nel testo approvato dall’Aula. La maggioranza spinge sul nucleare perché «per arrivare ai 650 TWh all’anno di fabbisogno elettrico al 2050 ci vuole un mix di fonti energetiche che preveda un 60% di fonti rinnovabili con sistemi di accumulo e un 40% di energia nucleare». Per questo serve una capacità atomica di circa 35GW, ipotizzando una potenza media di 5 GW per ogni centrale, ciascuna con 3-4 reattori di grande taglia, sarebbero necessarie 7 centrali di terza generazione evoluta. Da qui al 2050 saranno disponibili reattori di piccola taglia e modulari.

 

 

Nel testo approvato si legge che «secondo la tassonomia europea non vi è alcuna necessità, nè tecnica nè di sicurezza, di attendere che siano disponibili per iniziare un serio programma nucleare». La votazione è avvenuta per parti separate e insieme alla maggioranza ha votato favorevolmente anche Azione-Italia Viva perché, come ha ricordato Calenda, nel testo è presente la proposta delle 7 centrali nucleari era contenuta nel programma elettorale del Terzo Polo. «Un passo avanti nel tentativo di smantellare la narrazione ideologica e demagogica contraria all’utilizzo di questa tecnologia. Avanti così, senza nucleare è impossibile raggiungere la neutralita climatica entro il 2050» ha scritto Calenda su Twitter. Durissimo Angello Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, che ha annunciato un referendum per cancellare la mozione: «Oggi la Camera dei deputati ha approvato le mozioni che impegnano il governo a riportare il nucleare da fissione in Italia. Dopo ben due referendum che l’avevano bocciato. Non c’è due senza tre, sarà il referendum tra innovazione e conservazione». A Bonelli ha risposto Riccardo Zucconi, segretario di presidenza della Camera per FdI, sottolineando come: «Precludere, sulla base di preconcette posture ideologiche, la possibilità di produrre energia in maniera sicura e pulita, non fa bene al Paese».

 

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