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Terzo polo, Calenda e Renzi uniti in Parlamento per non perdere i soldi

Edoardo Romagnoli
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Dopo il fallimento del partito unico a naufragare potrebbe essere il Terzo Polo. L’annuncio è arrivato direttamente dal leader di Azione Carlo Calenda che a «Oggi è un altro giorno» su Rai 1 ha dichiarato: «Alle elezioni europee ci saranno due partiti che andranno separati perché è stato fatto saltare un progetto». Tranne poi aggiungere: «I gruppi resteranno insieme? Certo sono stati votati così ed è giusto che restino così». Insieme, ma divisi. Una formula ibrida che da un lato cerca di «salvare» i finanziamenti di Camera e Senato ai gruppi parlamentari mentre dall’altro certifica un rapporto che ha toccato il punto di non ritorno.

A confermarlo nel primo pomeriggio di ieri da Italia Viva ha pubblicato un documento sulle 10 fake news raccontate da Calenda. Al di là delle parole ci sono alcune questioni che rimangono sul tavolo. Partiamo dai gruppi. È chiaro che per garantire un’agibilità politica un partito ha bisogno di soldi e, a parte le donazioni, il grosso dei finanziamenti è garantito dal Parlamento. Con una legge che premia le dimensioni del gruppo, più è numeroso più soldi si garantisce.

Se il Terzo Polo dovesse sciogliersi i parlamentari di Italia Viva e Azione avrebbero due strade: o entrare nel gruppo Misto o riformare i gruppi. Il gruppo Misto non sembra essere una strada percorribile sia perché i finanziamenti diminuirebbero drasticamente, basti pensare che Azione nella scorsa legislatura nel Misto ha raccolto poco più di 140 mila euro, sia per una questione di visibilità. Riformare i gruppi sembrerebbe la scelta più naturale, ma per farlo alla Camera servono almeno 20 deputati e a palazzo Madama almeno 6. Al Senato Italia Viva ne ha 5 e Azione 6, a Montecitorio i renziani sono 9 e i calendiani 12. Quindi o i due leader iniziano a ’imbarcare’ deputati e senatori di altri schieramenti o i conti rischiano di non tornare.

Poi ci sono le europee all’orizzonte. Andare separati è un rischio per entrambi visto che il Parlamento europeo verrà eletto col proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. Ogni tornata elettorale è una storia diversa, ma è indubbio che un conto è presentarsi uniti nel Terzo Polo un conto è presentarsi come Azione e Italia viva separati. L’unica certezza è che le europee saranno a primavera del prossimo anno un lasso di tempo che in politica è un’eternità, ma soprattutto per come si stanno evolvendo le cose in questi giorni tutto può succedere.

Rimanendo in un’ottica futura c’è anche il tema del bipolarismo. La destra e la sinistra sono due poli forti che stanno riportando la scena politica al bipolarismo, in quest’ottica il centro rischia di rimanere schiacciato. E allora ci vogliono alleanze, ma a chi guardano i due leader? Renzi, non è una novità, guarda all’area di centrodestra che va da Noi Moderati a Forza Italia.

Calenda sembra voler guardare più a sinistra in particolare a +Europa in cui però non sembrano avere grande stima dell’ex ministro dell’Economia come ha dimostrato palesemente il tweet di Emma Bonino dopo la rottura nel Terzo Polo. «Dovrei dire che sono sorpresa? Proprio no. Lui è fatto così» aveva cinguettato due giorni fa l’ex commissaria dell’Unione europea. Non solo Calenda ha anche aperto alla Schlein dopo mesi in cui aveva categoricamente escluso ogni tipo di alleanza col Pd. «Con Schlein? Perchè no, mai dire mai». Anche su questo vedremo la situazione come si evolverà. Chi invece vorrebbe risposte celeri sono i finanziatori del Terzo Polo che hanno donato circa 4 milioni di euro. La domanda che circola dopo la rottura è una e una sola: che fine faranno questi soldi? 

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