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Aziende partecipate, Giorgia Meloni cede Enel agli alleati. Manca solo Terna

Dario Martini
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Flavio Cattaneo e Paolo Scaroni all’Enel, il primo come amministratore delegato, il secondo come presidente, sono i due nomi che hanno permesso al centrodestra di trovare la quadra sulle nomine di Stato delle società partecipate. Giorgia Meloni ha voluto con forza Roberto Cingolani alla guida di Leonardo e non ha mai messo in discussione le riconferme di Claudio Descalzi e Matteo Del Fante a Eni e Poste. Allo stesso tempo, però, ha accolto con favore i nomi proposti da Lega e Forza Italia per il colosso nazionale che si occupa della produzione di energia elettrica.

L’accordo di massima è stato raggiunto tra domenica e lunedì. E ha tenuto fino a ieri sera, quando il ministero dell’Economia ha reso ufficiali le nomine nelle società quotate. Nonostante le presunte fibrillazioni nella maggioranza, sbandierate dai media di opposizione, alla fine si è avverato ciò che aveva predetto Matteo Salvini martedì prima di entrare in Consiglio dei ministri: «Chiuderemo l’accordo in serenità». Ciò non significa che non ci sia stata trattativa, anche accesa in alcuni tratti. A condurre il "negoziato" sono stati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari per FdI, il senatore Andrea Paganella e lo stesso Salvini per la Lega, e Gianni Letta per Forza Italia. In un primo momento era stato ipotizzato che a prendere il posto di Francesco Starace ad Enel, in qualità di amministratore delegato, dovesse essere il numero uno di Terna, Stefano Donnarumma. Alla fine, però, si è preferito virare su un profilo come quello di Cattaneo, che comunque non è nuovo nel mondo dell’energia, dal momento che è stato ad di Terna dal 2005 al 2014 prima di andare a guidare Italo. Mentre fa sicuramente notizia il ritorno sulla scena di Scaroni. L’attuale presidente del Milan, infatti, ha guidato il gruppo elettrico dal 2002 al 2005, per poi passare ad Eni dove è rimasto fino al 2014.

Meloni ha fatto sapere fin dall’inizio che il criterio che avrebbe seguito sarebbe stato quello delle competenze. Motivo per cui ha scelto di confermare Descalzi all’Eni. Un manager con il quale il premier ha costruito un solido rapporto negli ultimi mesi durante i frequenti viaggi nei Paesi africani per stipulare gli accordi sul gas, strategici per svincolare l’Italia dalla Russia. «Le nomine dei nuovi vertici di Eni, Enel, Leonardo e Poste sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze - è il commento del presidente del Consiglio - È un ottimo risultato del lavoro di squadra del governo. Ringrazio chi ha servito l’Italia con passione in queste aziende, auguro ai prossimi amministratori buon lavoro. Il loro compito è quello di ottenere risultati economici solidi e duraturi nell’interesse della Nazione che rappresentano in tutto il mondo». Mentre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, si toglie qualche sassolino dalle scarpe. E lo fa prima che venga ufficializzata la lista dei prescelti: «Mi fa sorridere che molti dei nomi che girano sono nomi che abbiamo individuato e promosso noi: stai a vedere che il renzismo non era così male, se i nostri nomi vengono confermati da Governi di diverso colore politico».

A questo punto, le ultime caselle di rilievo da assegnare sono quelle che riguardano Terna. Come detto, per Donnarumma inizialmente si era ipotizzato il passaggio a Enel. Adesso, invece, è accostato a Cdp Venture Capital, il fondo controllato da Cassa depositi e prestiti. Ma secondo altri rumors è possibile anche un incarico in Rete ferroviaria italiana (Rfi). Salvini dovrebbe inoltre strappare anche un’altra casella, quella della presidenza di Terna dove, secondo quanto si apprende da fonti di governo, dovrebbe arrivare Igor De Biasio, fin ad ora consigliere di amministrazione della Rai. Infine, per l’incarico di amministratore delegato il nome che circola da giorni è quello della vicepresidente di Nokia Italia, Giuseppina Di Foggia. Una donna al vertice di una partecipata quindi, come espressamente richiesto da Meloni. Sarebbe la prima donna a ricoprire un posto da top manager in una partecipata di Stato. L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il premier lo aveva detto espressamente: «La sfida non è quante donne siedono in un Consiglio di amministrazione, la sfida è quando avremo il primo amministratore delegato di una società partecipata statale donna, perché, ve lo annuncio, è uno degli obiettivi che mi do».
 

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