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Beppe Grillo si sente come Berlusconi: processo politico su mio figlio Ciro

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Beppe Grillo è tornato, un po' sotto traccia, con il suo nuovo spettacolo " Io sono il peggiore" che ha debuttato mercoledì 15 febbraio al teatro Mancinelli di Orvieto. Entra in scena dalla platea, in mezzo al pubblico, e annuncia: "Siamo alla resa dei conti". Poi invita gli spettatori a prendere carta e penna e a scrivere un pensiero, una domanda, raccolti in un cestino della spazzatura. Il garante del M5S sale sul palco e a quelle domande risponde. Si parte dalla politica: deluso dal Movimento? "Ma no, io non ragiono come un politico normale", quel progetto "è ancora valido" anche se "magari le idee cambiano". Anzi, al governo "prenderanno le nostre idee e cambieranno le parole perché non c’è alternativa".

 

Gli spettatori gli chiedono di Luigi Di Maio: "Ha fatto una cosa meravigliosa, ci ha permesso di rinascere con il ’Mago di Oz’, Conte, che è fuori che aspetta di entrare, credo". E infatti il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, arriva a spettacolo già iniziato, insieme al vicepresidente del Movimento Michele Gubitosa. "Siamo venuti a goderci lo spettacolo", dice. Si accomoda in uno dei palchi, alla fine dello show va a salutare il fondatore in camerino, che lo ringrazia: "Che bello che tu sia venuto". Non è il solo: tra gli altri ci sono l’ex presidente della Camera Roberto Fico, il senatore Marco Croatti, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico che "sarà fatto fuori appena si accorgeranno che è valido", scherza Grillo dal palco.

 

I temi sono quelli di sempre: le lotte ambientaliste, i rischi della tecnologia, gli attacchi allo strapotere del mercato.Grillo parla del governo "di estrema destra che però qui si chiama di centrodestra. Succede solo da noi, in qualsiasi altro Paese lo chiamano di estrema destra". Del Festival di Sanremo, un "nido del cuculo" in cui "sono partiti tutti i freni inibitori: Gino Paoli che va sul palco a parlare di orge. Benigni che dà una linguata al presidente della Repubblica con la Costituzione, l’incompiuta". Quindi rilancia il reddito di cittadinanza, andando addirittura oltre. "Per me la fase successiva era il reddito incondizionato, che ti spetta solo perché sei vivo e sei nato, e poi ti crei il lavoro che vuoi fare e lavori quanto vuoi. Per rimettere l’uomo al centro bisogna darlo a tutti, ricchi e poveri", afferma, conti alla mano: "Abbiamo calcolato che dare a tutti 1.500 euro costerebbe 140 miliardi. Dove li prendiamo? Una metà da pensioni e sussidi vari, l’altra metà da percentuali su dividendi e brevetti. Non ne usciamo più se il 10% vive sulle spalle del 90%. Una leggera patrimoniale ci vuole. Dobbiamo eliminarla la povertà, non metterci delle pezze".

 

Poi si intravede una nuova possibile svolta mistico-religiosa: "Perché non posso fare una chiesa io? Spiegatemi perché no? Perché non posso fondare la chiesa dell’Altrove, che non dà risposte ma le cerca. Diventiamo tutti altrovisti" e "insieme saremo una forza per conquistare l’otto per mille". Grillo recita la parte dell’incompreso: "Ho parlato con premi Nobel, ho preso tre lauree ad honorem e qui devo essere considerato una m...a". Con questo spirito arriva, sul finale, l’accenno alla vicenda del figlio Ciro, a processo per violenza sessuale. Prima ci scherza su. Silvio Berlusconi assolto ieri al Ruby Ter "è un provinciale. Io ho avuto 150 processi per diffamazione e non ho mai denunciato nessuno". Invece, è l’affondo finale, "a me fanno un processo politico sui figli. Sono sicuro di come andrà. Se fate i processi in televisione date anche le sentenze su Rete 4 o Rai 1. Riesco anche a riderci un po' sopra, con la morte che ho dentro", afferma il comico. 

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