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Regione Lazio, parla Conte: "L'appello al voto utile un segno di debolezza del Pd e di D'Amato"

Dario Martini
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«Il contesto nazionale e internazionale rischia di distrarre da questa campagna elettorale. È importante che i cittadini possano scegliere un programma sostenibile, credibile e trasparente, come il nostro. Anche se qualcuno ha provato a giocare sporco con noi». A pochi giorni dal voto nel Lazio e in Lombardia, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Presidente Conte, chi ha giocato sporco?
«Mi riferisco ai tentativi di oscurare il nostro programma e di appellarsi al voto utile. Sono espedienti da vecchia politica».

Teme il voto disgiunto?
«L’appello di D’Amato al voto disgiunto è un segno di debolezza. Prima di lui ci è caduto anche Letta. Gli esponenti del Pd dimostrano di non comprendere che i cittadini premiano i programmi e non i calcoli di convenienza dei cartelli elettorali».

In Lombardia vi presentate con il Pd, nel Lazio contro il Pd. Non c’è il rischio di confondere i vostri elettori?
«Assolutamente no. Gli elettori possono essere confusi solo da programmi poco chiari e impegni generici. In Lombardia abbiamo costruito un programma concreto e lo abbiamo fatto con la disponibilità del Pd. Nel Lazio, invece, non è stato possibile, il Pd non ha accettato di condividere questo programma e ha preferito concentrarsi sul candidato indicato da Calenda che ha prevalso nella lotta intestina tra correnti».

A proposito di Calenda, nei giorni scorsi lei lo ha invitato a sostenere la sua proposta per il salario minimo. È il segno di possibili convergenze post-elettorali?
«L’obiettivo del M5S è raggiungere risultati utili per i cittadini. Nel caso del salario minimo vogliamo offrire a 4 milioni di lavoratori la possibilità di raggiungere una soglia di dignità. Se ci sarà disponibilità da parte di Calenda la raccoglieremo, ma le polemiche politiche non ci interessano».

 



Pensa che sarà più facile dialogare con un Pd guidato da Bonaccini o dalla Schlein?
«Sarà più facile dialogare con un Pd che, attraverso un processo di rifondazione, chiarisca la propria anima e la sua identità. A prescindere da chi prevarrà».

Questa anima non la vede più?
«Al momento direi di no. Il congresso non ha ancora avviato una fase di discussione radicale, un dibattito vero e profondo. Però lasciamo che il Pd lo svolga in piena autonomia, non voglio interferire».

Torniamo alle Regionali. Lei è contrario alla costruzione del termovalorizzatore a Roma. Come intende risolvere il problema dei rifiuti?
«L’obiettivo è rafforzare la raccolta differenziata. È un percorso che non si risolve in pochi mesi. Anche realizzare un inceneritore richiede molti anni. La data fornita da Gualtieri è assolutamente velleitaria (il 2026, ndr), uno specchietto per le allodole. È meglio concentrarsi sulla raccolta differenziata, introducendo anche "tasse puntuali", ovvero pagare in base a quanti rifiuti si producono. Il ciclo dei rifiuti va chiuso con un’impiantistica di prossimità meno impattante, con tecnologie all’avanguardia che non si basino sull’incenerimento, perché questa tecnica è ormai superata. Gli inceneritori non sono più in linea con la tassonomia europea e comportano un salasso sul piano finanziario».

 



Voi proponete un reddito di cittadinanza regionale. Quello nazionale da lei introdotto però ha fallito sul lato delle politiche attive del lavoro. Perché stavolta dovrebbe andare diversamente?
«Lo abbiamo già proposto in Puglia dove siamo in giunta regionale. Il Lazio è la seconda regione italiana per aumento della disoccupazione dopo la Sicilia. L’operazione del governo esporrà il territorio laziale a un disastro sociale. Di fronte all’irresponsabilità del governo la Regione dovrà farsi carico di costruire una cintura di protezione per le persone più in difficoltà».

Ci spiega come dovrebbe funzionare il superbonus regionale?
«L’efficientamento energetico e la riqualificazione del patrimonio abitativo è un obiettivo di sistema del Paese. Se il governo centrale si dimostra poco sensibile al tema dovremo farlo noi a livello regionale, anche in ragione della direttiva europea sulle "case green". Bisogna arrivarci in modo graduale piuttosto che con obblighi imposti all’ultimo e difficili da perseguire».

Come intendente abbattere le liste d’attesa e risolvere i problemi dei pronto soccorso a Roma e nel Lazio?
«La spesa sanitaria regionale è molto cospicua. Evidentemente, visto l’ingolfamento dei pronto soccorso e lunghe liste d’attesa, non si tratta di spendere di più ma di spendere meglio. Significa che bisogna superare il modello "ospedalocentrico" che non si è dimostrato efficace, in favore invece della medicina territoriale e dell’assistenza domiciliare. Poi bisogna stabilizzare il personale sanitario, quegli infermieri e medici che durante la pandemia chiamavamo "eroi" e che invece sono stati presto dimenticati».

 

 

Ci racconta come ha scelto Donatella Bianchi come candidato governatore nel Lazio?
«È una candidatura civica garanzia di competenza e professionalità. Per due volte è stata presidente del Wwf, ha dimostrato grande competenza nel capo della transizione ecologica. L’ho conosciuta durante la pandemia quando c’è stata la task force di Colao. Così, confrontandomi con i miei e con gli altri amici che sono con noi in questa campagna elettorale, ho sondato la sua disponibilità. Sono felice che mi abbia detto di sì».

È vero che gli ha chiesto di candidarsi la vigilia di Natale passeggiando a Villa Borghese?
«Esatto, è corretto».

Qual è la sua qualità migliore?
«Donatella sa ascoltare, di fronte a un politica spesso arrogante e saccente, ma non sempre competente, lei esprime una profondità di pensiero e una solida competenza fuori dal comune».

Giorgia Meloni ha detto che questo sarà l’anno delle grandi riforme, riferendosi al presidenzialismo e alla giustizia. Darete il vostro contributo?
«Se il governo vuole fare il bene del Paese deve recuperare molte più risorse in favore delle famiglie in difficoltà; deve introdurre il salario minimo e deve intervenire sugli extraprofitti per colpire quelle aziende che durante l’emergenza hanno speculato e ancora lo stanno facendo. Quanto, invece, alle riforme costituzionali suggerirei al governo di mantenersi assolutamente prudente e di confrontarsi con noi per studiare interventi ben mirati per rendere più stabili gli esecutivi senza stravolgere l’assetto costituzionale».

A cosa si riferisce?
«Penso alla fiducia costruttiva, anche concedendo al presidente del Consiglio il potere di revocare i ministri. Quanto alla giustizia non so se augurarmi che il governo si disinteressi di eventuali riforme, perché i preannunciati interventi mi sembrano decisamente orientati a indebolire i principi di legalità e di contrasto alla malavita e alla corruzione nella pubblica amministrazione».

Ritiene chiusa la polemica sul caso Delmastro-Donzelli?
«Ribadisco che i due esponenti di FdI dovrebbero dimettersi per slealtà verso le istituzioni e compromissione delle indagini in corso».

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