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I candidati alla segreteria Pd rinnegano la classe dirigente: "Facce nuove"

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È la classe dirigente Pd a finire sul banco degli imputati nel corso del primo confronto tra i quattro candidati alla segreteria dem. All’indomani dell’assemblea che ha approvato il Manifesto dei valori e dato il via al congresso, Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli ed Elly Schlein sono a "Mezz’ora in più", ospiti di Lucia Annunziata. Nessuno rispolvera termini come «rottamazione» o «lanciafiamme», cari alla stagione renziana, ma tutti si impegnano per un cambio di rotta netto nella scelta dei protagonisti che siederanno nella stanza dei bottoni dal 26 febbraio in poi.   «Io sono qui perché ho notato una corsa ad arruolarsi dietro candidature" interessanti" da parte di chi ha attraversato tutte le stagioni dicendo tutto e il contrario di tutto - esordisce Cuperlo - vorrei tra noi un confronto di verità che lasci alle spalle quella patologia che è il trasformismo». «Io mi sono candidata senza essere stata mai nel gruppo dirigente. Noi la classe dirigente la cambiamo», gli fa eco Schlein che non si lascia troppo appassionare dal dibattito sul cambio del nome del partito: «Non è fondamentale cambiare nome se non cambiamo facce, metodo e se non c’è una visione comprensibile. Serve una discontinuità netta. Non possono essere sempre gli stessi interpreti a fare una credibile rottura col passato».

 

 

Anche Bonaccini è d’accordo: «C’è una classe dirigente, più o meno sempre la stessa, che va cambiata. Non dobbiamo chiedere scusa se chiediamo a chi è stato classe dirigente, senza farci vincere mai, di mettersi in panchina». Per De Micheli, che ricorda di essersi schierata con Cuperlo contro Renzi e di aver poi guidato la mozione Zingaretti, il turn over rischia di non bastare: «Ci vuole un partito che abbia iscritti, militanti e che porti in giro le idee. Giusto cambiare la classe dirigente ma non è sufficiente, lo abbiamo già fatto 9 volte e non è bastato. Si deve cambiare modello di partito, nel Pd decidono sempre in cinque».

 

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