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Messina Denaro, Meloni si sfoga a Quarta Repubblica: “Nessuna trattativa, andrà al carcere duro”

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“Perché l’Italia si autoflagella? Oggi c’è un Governo di centrodestra e questo importante latitante è stato preso”. Giorgia Meloni rivendica la lotta alla mafia e si sfoga nel corso della puntata del 16 gennaio di Quarta Repubblica, trasmissione televisiva condotta da Nicola Porro su Rete4, zittendo chi insinua la possibile insistenza di una trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra: “I grandi boss sono stati sempre catturati nel loro ambiente, dove godono di maggiore protezione. Noi abbiamo subito fatto l’ergastolo ostativo. Cosa vuol dire trattativa? Si insinua che i passati Governi sapessero dov’era Messina Denaro e non lo hanno catturato? Teorie cospirazioniste sull’arresto le ho sentite e davvero non riesco a capire. Il primo provvedimento in assoluto assunto da questo governo è la difesa del carcere ostativo. Messina Denaro - rimarca Meloni - andrà al carcere duro perché quell’istituto esiste ancora grazie a questo governo. Quindi qualcuno dovrebbe spiegarmi su che cosa si sarebbe fatta una eventuale trattativa”.

 

 

“C’è gente - sbotta la leader di Fratelli d’Italia - che sta sacrificando la propria vita per permettere all’Italia di ottenere queste vittorie, non c’è bisogno di mettersi d’accordo con la mafia per sconfiggerla, si può fare e oggi l’Italia ha dimostrato questo, quelli che stanno facendo il complottismo è per attaccare il governo, oggi una cosa è andata bene e qualcuno lo deve dire, sto lavorando su come celebrare questa giornata, non abbaiamo una giornata che celebra chi lotta contra la mafia, abbiamo una giornata che ricorda le vittime della mafia, dobbiamo celebrare le vittorie. Sono felice oggi, non per me ma per questa nazione, per la sua capacità di dimostrare ancora che è in grado di sferrare il colpo, che non subisce. Il messaggio che mi è venuto in mente quando mi sono fermata a Capaci è che quel testimone è stato raccolto. C’è qualcun altro che quella battaglia ha continuato a portarla avanti e che oggi può raccontare all’Italia un grande successo. Per me - dice ancora con fervore Meloni - è particolarmente commuovente perché ho iniziato a fare politica sulla scia della strage di via D’Amelio, di quella rabbia che ho provato a 15 anni dopo che ho visto quella devastazione, dopo quella che a Capaci aveva ucciso Giovanni Falcone e perché ho fatto della lotta alla mafia una delle principali ragioni del mio impegno politico”.

 

 

Meloni chiude l’intervista con un messaggio: “C’è un legame, ho cominciato quell’avventura da quelle macerie, oggi mi ritrovo da presidente del Consiglio a guidare un governo in Italia quando viene arrestato il principale latitante di mafia. Mi ha dato una grande soddisfazione perché vuol dire che le cose possono cambiare”.

 

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